Scritto da © seb11 - Ven, 07/02/2014 - 13:03
Rincontrai Samiel dopo più di 40 anni che non lo vedevo; ero entrato per caso in una vecchia e scalcinata osteria, in un paesetto sperduto, per chiedere informazioni. I suoi antichi capelli, un tempo foltissimi e corvini, erano ora una sorta di ragnatela bianca e setosa, ed il suo viso raccontava, attraverso il pallore e le mille rughe sottili ed incrociate, tutti i decenni trascorsi. Samiel era seduto ad un tavolo; davanti a lui un fiasco di vino ed un bicchiere pieno a metà; fumava una pipa di schiuma il cui bianco candore originale era cangiato in mille sfumature di marrone tabacco, segno di anni ed anni di pipate che, con sottile e continua ostinazione, avevano permeato ogni vena e micro porosità sino a creare quel mosaico di sfumature che nessun procedimento tecnico avrebbe mai potuto riprodurre identico in ogni dettaglio.
In quella pipa, lo si capiva al volo, era impressa una storia unica ed irripetibile, fatta di decenni di fumo ... di vita!
Nonostante i profondi cambiamenti fisici riconobbi Samiel alla prima occhiata e non appena mi presentai fui riconosciuto al volo, benché fossi anche io cambiato molto. Forse, in molte persone, resta qualche tratto inconfondibile e indistruttibile che resta indelebile sotto a tutte le enormi variazioni di aspetto fisico dovute al tempo. Fu piacevole ritrovare Samiel e fare un tuffo nei decenni ormai passati e morti, anche se vivi entro il ricordo della mente. Samiel sembrava felice, saggio e sereno; mi raccontò le tante vite da lui vissute nel passato; ora era solo e campava, pare, in modo sufficientemente decoroso. ... parlammo, parlammo, parlammo; con slancio, con passione; io di me e Samiel di se; molto spesso uscirono frasi che iniziavano con “... ti ricordi quando ...”; frasi in cui cose, emozioni ed avvenimenti di un passato remoto ci avevano visti insieme, prima ragazzi e poi poco più che ventenni. Fu una cosa piacevole, sino al momento in cui accadde la tragedia; Samiel, nella foga del discorso, si lasciò cadere la pipa di schiuma e questa si frantumò in mille pezzi sull'impiantito dell'osteria. In quel preciso momento vidi nei suoi occhi la più estrema ed indescrivibile disperazione: la FINE ...
Quella pipa o un modello analogo, anche più pregiato, poteva essere ricomperata con estrema facilità, ma per riavere una pipa vissuta con tutta la crosta di “quel fornello” ora ridotto in pezzi, con tutte le sottili venature e micro porosità impregnate dal disegno del tabacco in decenni di combustioni non v'era nulla da fare. Una pipa con dentro tutta quella vita vissuta non la trovi in alcun negozio, nemmeno pagandola cifre astronomiche. L'unico modo per avere qualcosa di analogo (anche se non proprio eguale ...) era la disponibilità di almeno 30 anni per ricreare da una qualsiasi pipa nuova una pipa vissuta intensamente e, ne io, ne Samiel potevamo contare su altri 30 anni di vita.
Senza una parola lasciai Samiel muto, nel suo dolore. Non seppi più nulla di lui.
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