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Arte e poesia di una pipata

iniziai a fumar la pipa almeno 40 anni fa, per curiosità o, come spesso accade, per eliminare/limitare le sigarette ...
 
A parte le pipe di schiuma (un minerale bianco, molto lavorabile, come la “Pipa di Samiel”) ho provato le più svariate fogge e classi di prezzo ... i più diversi tabacchi: dal trinciato forte ai profumati ed aromatici tabacchi olandesi ...
 
Ho, in certi periodi, fumato solo la pipa, in altri solo sigarette ed in altri ancora ambedue ... Ora, il compromesso di una certa saggezza mi consente di fare qualche pipata da manuale senza rinunciare a qualche sigaretta (10/15 al dì, salvo eccezioni ...) durante il giorno; la sigaretta sicuramente più irrinunciabile è la prima della giornata, dopo una colazione a base di tanto caffè lungo ed un misto di zuccheri (marmellata, miele ...) e carboidrati (fette biscottate, pane ...). Una piacevole schiavitù che mi consente di iniziare la giornata col piede giusto ... se poi, durante il giorno, riesco (senza eroismi, ovviamente ...) a limitarmi ricevo in premio una voce più scura e profonda ...
Ad onta di ogni pregiudizio il fumo non rende la voce più roca, ma la schiarisce diminuendo l'efficacia delle note più profonde.
 
La pipa: solo in momenti di calma, ozio ... su un divano, come pausa assolutamente oziosa; la lunga serie di esperimenti, fallimenti e successi casuali mi ha arricchito di un bagaglio di esperienza in merito; ora so che tipo di pipa fumare, come fumarla, che tipo di tabacco è meglio ... tutto questo per me, ovviamente. Ognuno ha le sue esperienze e le sue regole ... forse anche le sue scaramanzie ...
 
Tra le decine di pipe che posseggo uso solo le Peterson curve con innesto conico e vera di rinforzo in argento o imitazione d'argento; oltre ad una speciale bellezza hanno una serie di pregi reali:l'innesto conico e la vera metallica rendono l'accoppiamento fornello-bocchino particolarmente robusto ed inconsumabile nel tempo; alcune delle mie Peterson curve classiche (scuola dublinese!) hanno sulla schiena più di 30 anni di vita vissuta e, penso, svariati kg di tabacco bruciato in volute di denso fumo.
 
La zona tra fornello ed innesto del bocchino, data la geometria della Peterson curva classica, garantisce un ampio pozzetto in cui la condensa si raccoglie, senza finire risucchiata in bocca attraverso il condotto di aspirazione; vi giuro che una sola goccia di quella condensa, se arriva alla bocca, è una vera fetenzia! Questa caratteristica, oltre a preservare la bocca da incontri sgradevoli, impedisce che la condensa inzuppi il tabacco del fondo avvelenandone il gusto e rendendone problematica la combustione. In genere le pipe normali, se non fumate seguendo un ritmo dosato al micron, finiscono per essere abbandonate con mezza carica di tabacco infumabile sul fondo; non è più tabacco, ma una poltiglia maleodorante di difficile combustione.
 
Altra regola: in qualsiasi pipa, Peterson comprese, la combustione è più regolare e, quindi, gradevole se il fornello è alto e stretto piuttosto che basso e largo; un fronte di brace ampio tende a restringersi al procedere della combustione.
 
Poi è importante il tabacco: i tabacchi di gusto troppo aromatico, benché tendano ad attrarre di più il principiante, sono più irritanti; pizzicano la lingua, anche se l'abitudine minimizza il fenomeno; meglio in ogni caso tabacchi dal gusto più pieno. Personalmente trovo i vari mixture della Dunhill i migliori; in particolare lo Standard Mixture, il 965, l'Early Morning e il London Mixture.
 
L'abbinamento perfetto viene poi se accompagno la pipata con un long-drink a base di succo di frutta (niente di gassato, assolutamente) e gin ... Possono andar bene, per gli astemi, anche thè amaro o poco zuccherato tiepido o varie tisane ... Ma, come accennato prima, nessuno (tanto meno un principiante!) associ qualche bevanda gassata e gelata ad una pipata, magari con tabacco dolce/aromatico ... Il castigo sarebbe uno spillo nella lingua per ciascuna bollicina!
 
                                   La soddisfazione della “conclusione”:
 
un fornello vuoto con in fondo solo cenere ed eventualmente qualche traccia di tabacco semi combusto; solo qualche traccia è consentita, altrimenti la cosa è andata male e se è andata male chi ha fatto la pipata se ne accorge a sue spese! Il rito finale con una Peterson curva classica: estrarre il bocchino e, cercando un posto che non sia un bel muro casalingo appena imbiancato, dare un energico scrollone che espellerà dal pozzetto una bella quantità di liquido (la famigerata condensa!); rimettere il bocchino e, battendo dolcemente il fornello contro un posacenere, veder cadere un mucchietto di cenere sottile; segue, a questo punto, la pulizia con scovoli e carta tipo scottex ... La problematicità della pipa nuova è quasi al 100% una convinzione infondata; la cosa più importante, anzi essenziale, è la pulizia ... anche la crosta nel fornello, sinonimo di pipa rodata, ha una importanza relativa; meglio una pipa nuova senza crosta che una pipa usata in cui la crosta superi il millimetro (che già è tanto, forse persino troppo!) perché tutte le incrostazioni carboniose in eccesso a nulla servono, se non a trattenere ed assorbire cattivi gusti. Solo i vecchi contadini d'un tempo non badavano a ciò in virtù di uno stomaco foderato di acciaio inox! A cose fatte, con la bocca ancora piacevolmente carica di aroma, senti di aver meritato il Paradiso per la conclusione virtuosa di un rito in nome del piacere e dell'ozio.
 
Ciascuno il Paradiso può immaginarlo e “costruirlo” in modo personalizzato ... Così parlò Zarathustra, poiché v'è un Zarathustra anche per i fumatori di pipa
 
                                                            amen
 
 

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