Scritto da © Franca Figliolini - Gio, 24/06/2010 - 19:34
«Allora, qual è la tua paura più grande?»
Lei, nonostante lo choc del fatto che fino a poco prima fosse a letto a dormire e adesso si ritrovasse morta, in un Inferno pre-conciliare, davanti a un diavolo da fumetti con tanto di corna e coda, cercava di mantenere la sua lucidità.
Intuiva che quella domanda serviva a stabilire la sua pena, ma non in che termini. Sapeva che era inutile mentire, che quel diavolaccio l'avrebbe capito subito. Ciò non di meno, cercò di prendere tempo chiedendo:
«Intendi qual era, quando ero ancora viva?»
«Certo che sì, non cercare di fare la furba con me, non attacca! Hai pochi secondi per rispondermi», rispose quello sbuffando il suo alito fetido sulla faccia di lei.
Non c'era scelta, bisognava guardare in faccia la verità, e dirla.
«Beh, la mia paura più grande è... cioè era... insomma: scomparire all'improvviso, nel senso proprio del termine, svanire in un puf!, e che nessuno di quelli che ho intorno... avevo intorno... insomma... se ne accorga. Che non ci sia nemmeno un risucchio dell'aria, un vortice creato dall'improvviso vuoto. Nessuno che si volti, neanche un sopracciglio sollevato, uno sguardo perplesso, una domanda inespressa...».
E quello, interrompendola con un ghigno malvagio: «Bene, sarà quello che ti succederà!!»
Povero diavolo, non sapendo niente di psicanalisi, non capisce che la paura più grande è spesso il più grande desiderio.
E lei poté riposare in pace. Nei secoli dei secoli, amèn.
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