Scritto da © Scintilla Elis - Mar, 16/02/2016 - 19:22
Scende dalle scale
rotola, rimbalza sugli scalini
e al centro di sé stessa, l'idea
scrive la verità sorda sui colpi di tosse
sulle erbe di campo, sul vino rovesciato dai polsi, l'idea
sulla punta della lingua
varca la lunghezza dell'asse e si ferma sul gozzo
della piantana in legno sfilata alla sala d'attesa.
"lume della notte che non teme
singhiozzi da guerra, procede al buio
dove sono io, e io sola - per errore o per ostaggio
con le crine di una meridiana conficcata al cranio d'argento rosa."
Si vede da fuori e si sente crepa
sul viso di ceramica, davanti al molo acceso dei camini
di cenere e terra cotta, di cento strati a catrame, sulle croci bruciate
dal sonno in massello, finisce, con le guance nere e le unghie
rosicchiate dalla nebbia.
Con la testa divisa
in versi grami, l'idea - squarciata - scende dalle scale,
rotola, rimbalza sugli scalini, e al centro di sé stessa
piega i fili e si mette a vento.
"Tutto ciò che volevo erano parole per l'oblio
che mi facessero arrivare all'altro lato
della casa. Alla parete perpendicolare
con il precipite palmo della mano."
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