Lettore, gli spazi
ci tormentano il corpo
lungo il tempo, nella testa
un corridoio accogliente
che si proietta molto oltre, che
non ha costruito una fine
o un percorso per finire.
Se guardi bene e ti fermi
dentro ai muri, fra gli spigoli
ci sono occhi che ci fissano
riposti, come le file dei bicchieri
ordinate in un cassetto.
Ci sono
enormi statue
coi visi coperti
dai mattoni e dal cemento
che scavano le distanze
a bocca murata, riempita di sassi
chiusa e immobilizzata
nascosta fra la calce
e sovrapposta, con un grido alla caduta
a cento strati di colore.
Il fumo della volontà, entra
esce, vede la riva di un'isola
dopo giorni di stimolazione
e non gliene frega niente.
In principio era uno, era
un piacere fatto di metallo
che si è appena sciolto, fuso, a passi corti
col primo sole, o nella gola secca
come i fiori del bucaneve
che spuntano
mentre fuori si gela
e tutto è ancora morto.
"Spesso mi manca la parola
tanto che, dopo un po', credo
di averne perso il diritto
e non so se sono fuori
o dentro l'avvenire.
E' una nostalgia continua
dove il nulla balla, e un urlo
gli chiede di non muoversi.
All'esterno cerco silenzio
metto l'orecchio
nelle fessure delle pareti; quando finalmente
mi chiudo, la città dietro l'angolo
si fa distante, i capelli
bucano come spilli
e sono le tue mani
che stringono.
Stringono
stringono
fino al punto di farmi evadere
dove la parola non serve
e il peso del corpo
non duole."
- Blog di Scintilla Elis
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