Scritto da © Scintilla Elis - Gio, 28/02/2013 - 18:52
Quando la poesia
riesce a trasportarmi fuori
fuori, in uno spazio-tempo inesistente
così inesistente, che la prova della sua esistenza
in questo luogo invisibile agli occhi, è proprio la sua inesistenza
che mi tiene in mano, con la mappa del non luogo
in un’esperienza extracorporale
mi sembra di infilare le dita
nei barattoli di cielo
che le parole, tengono ben conservato
sotto il nero e sotto vuoto.
Non è
esattamente l’azione materiale del fare
ma solo il pensiero
di essere scoperta, con le mani, dentro a quel gesto.
E che cosa resta, alla fine, oltre lo scavo del verso ?
Niente.
La chiusura delle bare e tanta terra a coprire.
Quando la poesia
riesce a trasportarmi fuori
fuori, in uno spazio-tempo inesistente
così inesistente, che la prova della sua esistenza
in questo luogo invisibile agli occhi, è proprio la sua inesistenza
che mi tiene in mano, con la mappa del non luogo
in un’esperienza extracorporale
mi sembra di infilare le dita
nei barattoli di cielo
che le parole, tengono ben conservato
sotto il nero e sotto vuoto.
Non è
esattamente l’azione materiale del fare
ma solo il pensiero
di essere scoperta, con le mani, dentro a quel gesto.
E che cosa resta, alla fine, oltre lo scavo del verso ?
Niente.
La chiusura delle bare e tanta terra a coprire.
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