Il ragazzo è raro nell’ombra e non copre per intero
la passeggiata delle gonne. Ha una dote di luce propria
che innerva dal marmo del collo il ciuffo inarcato sugli occhi.
E’ fermo all’angolo della sua storia; nonostante ciò,
ha preso la rincorsa per le ali e appare in volo.
Non si può diversamente: chi nasce è ufficiale di rotta
e passeggero in ogni tempesta. Come si integri l’ordine
nel doppiopetto, è un mistero di isole e naufraghi consenzienti.
Puntuale, la sua scatola nera lo registra all’anagrafe
dei decolli, ma resta in dubbio sull’epoca in cui atterra.
Ne consegue una vecchiaia precoce, le spalle caduche
e un equinozio di gesti che allunga il rollio della notte
mentre esala dicembre in un altro dicembre di gelo.
Ci vorrebbe adesso un sogno, eccetera, ma preferisco
che il vetro delle mani infranga questo vento
mentre esce.
(a Gil)
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