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Rovistando tra vecchi appunti

 Confini, un gioco di ricordi

La piccola scarpata che conduceva al fiume, era completamente fangosa e si faceva strada tra le baracche costruite in fretta.

 Alcune assi erano state appoggiate lungo il percorso per facilitare la discesa,il buio pressoché

 totale era denso di umidità e di odori indefinibili di cibo grigliato alla buona, sigaro,benzina.

 La fila di persone insonnolite e silenziose era preceduta da una strana figura, che con una lampada a petrolio rischiarava il percorso. La mia prima sigaretta dopo il lungo caffè bevuto per svegliarmi brillava nell'oscurità a tratti.

Kurt il capo fila, nella sua strana tenuta da foresta, si fermò e nel suo spagnolo gutturale contaminato dall'accento bavarese, mi diede le istruzioni  per l'imbarco sulle  piroghe; bella scena per in nostri compagni d'avventura, creava emozione...........il punto di incontro di tre confini sul fiume più grande del mondo, notte fonda e una  grande aspettativa di esperienze inusitate.

Intanto una donna si lasciò andare ad un risolino nervoso..... il mozzicone della mia sigaretta lasciata cadere nel fango sfrigolò un attimo....

 
to be continued
 
I ricordi di poche ore prima si fecero strada nella mia mente..........
la pallina d'avorio rotolava allegra, ed il brusio del tavolo mi arrivava attraverso nuvole di fumo del cubano che fumava il mio vicino.
Giocavo distrattamente, il casinò dell'albergo aveva solo due tavoli, affollati per lo piu' da gente locale, forse solo qualche emeraldero in attesa di un carico, forse peggio.
 Il mio vicino era un italiano, un pilota che aveva fatto fortuna in Venezuela come agente della Cesna, e si era arricchito in maniera un po' piratesca; mi aveva offerto già un paio di bicchieri di Ron de Medelin, e continuava a raccontarmi la sua vita tenendo un enorme sigaro stretto tra i denti mentre parlava come un fiume impetuoso.
Kurt ci aveva lasciati per andare a fare gli ultimi preparativi e parlare con gli indios delle piroghe per la partita di caccia all'alligatore.
Ci eravamo dati appuntamento al fiume per le 23,30; insomma mi annoiavo, in un posto in cui tutti sembravano divertirsi.
 
to be continued
 
 
Leticia era un buco disperato nella miseria dell' Amazzonia e non offriva molto la sera, Rum, due tavoli da gioco, chiacchiere e sigari, meglio non avventurarsi fuori dall'albergo da soli dopo il tramonto.
La pallina continuava a saltellare ed io la seguivo distratto, ecco si era fermata ,strano il 17 il mio numero avevo persino vinto, il brusio aumentò, la croupier sospinse la vincita verso di me e le allungai la mancia, nel farlo alzai lo sguardo e……notai una certa agitazione alla porta della sala.
 
to be continued
 
Entrarono, lui era piccolo ed azzimato stretto in un una giacca da ballerino, si muoveva circospetto spostando lo sguardo in tutte le direzioni con fare torvo,alla sue spalle due uomini enormi  con lo sguardo cattivo , lei beh niente da dire! alta elegante fasciata in un vestito da sera bianco che lasciava davvero poco all’immaginazione, un anacronistico e lungo bocchino tre le dita, capelli corvini pelle lunare, bella da far male, stonata in un posto del genere e pure padrona assoluta della scena si muoveva con l’eleganza tipica delle donne ispaniche, distolsi lo sguardo, a disagio
 
to be continued
 

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