Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 19/01/2010 - 07:39
Non c'è più plebe qui,
Pier Paolo,
non plebe
: s'è consumato il cupio dissolvi del proletariato
e sulle baracche campeggiano parabole
come monete svalutate.
E ci sono ancora borgate
in cui affogare nel fango
e famiglie che vivono in grotte,
antri tufacei
nel ventre molle dell'Urbe
che risuonano come un tempo
della babele di voci degli schiavi.
Cives romanus sum,
davvero,
ma stanca
di vedere questa città che irride alla sua grandezza,
la lastrica di macchine e immondizia,
la circonda di iper e super nulla,
cinicamente abbarbicata alle sue rovine
macchine da soldi e non più memoria.
Eppure guardo
i nudi platani invernali nei viali di periferia,
gli anonimi palazzoni del sacco di Roma,
le strade antiche e i monumenti
e vorrei dire che c'è un'anima qui
e che io la sento,
che risuona in me lungo le linee delle generazioni.
Ma sono stanca, ho detto,
e chino il capo e affretto il passo.
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