Scritto da © ferdigiordano - Dom, 01/04/2012 - 10:11
A raccontarlo lascia incredulo chi ascolta o legge, eppure è ancora vivo prima di questo foglio e poi dopo.
Nessuno ritiene che possa essere valido quel dialogo in cui una delle parti esprime il proprio pensiero con suoni ridotti e sintetici, né è possibile prendersi in quel modo ragione.
Ma lui era uno speculativo.
Tu parlavi di tutto e tutto andava bene per lui. Dovevi metterci l’argomento, però; quella era la parte complessa che toccava a te. Lui era un corpo annuente. Un rotocalco lucido, l’unico che potesse permettersi. Offriva suono a colori che in tanti saccheggiavamo per avere tono. Un mostro di sole orecchie. Non si capiva dove avesse la testa, eppure era attento: la muoveva di continuo per dare valore, o distribuire equamente la parola fra più committenti.
Non era alto per ciò che esprimeva; manteneva i suoi occhi nocciola a lungo serrati come meditasse di continuo; in realtà era miope, quindi metteva a fuoco, penetrava le fronti.
Usava una tecnica efficace: annuiva di continuo ed all’improvviso sbottava una salva di no che costringevano l’altro ad indietreggiare nei costrutti, a divellere il suo stesso pensiero. Un risparmio di fiato e lessico che esaltava gli androni silenziosi.
Sì e no detti nelle sfumature più impensabili. Allungava la esse o la i, come la enne o la o, a seconda che dovesse sottolineare il soggetto o il complemento e rafforzando la corsa per le coordinate o, artamente, inseriva delle curve di tono nelle interrogative: ma non ebbe mai dubbi.
Nei giorni con maggiore apertura aggiungeva la a scivolata, in quelli di festa alla a seguiva la acca e potevi sentirlo sorridere: due ah: ahah. Anche in questo, un codice vario di flessioni. Ma non rise mai - almeno io non ricordo che abbia raggiunto i tre o quattro ah.
La secchezza del suo linguaggio stemperava i battibecchi animati; e, di tutti quegli animali che si affrontavano a cornate di verbi, era il più cornuto. Sì, la leggenda narra che almeno una volta fosse stato fidanzato, ma pare che tutto si concluse in un nulla di fatto per un ah troppo breve e, se non erro, un no con una o lunghissima a cui si espose.
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