Scritto da © ferdigiordano - Sab, 11/08/2012 - 00:52
Ricordami come iniziò la cerimonia: il fuoco
prima, l’acqua su di lui e poi
il vapore, l’aria imprevista; l’atmosfera
sul sentiero suscitava furore di caverna.
A questo punto, mi interrogasti: dov’è? Prima di sapere
cosa: chi?
Avevamo il fiato sospeso nel minerale
o piuttosto nella luce fonda; talmente
ghiacci da postulare roccia e unghia, rotte.
E già avvampavi così più tu che l’angelo.
Angelo: [àn-ge-lo] s.m. suprema, simultanea, coincidente
parvenza del vulcano, spirito del luogo, concepito e raffigurato come
una lava di bellezza eterea, punitiva.
Mi pare disponessimo il sesso a cappella.
Mi parvero fiammate i capelli sul dorso
evoluto: poco altro le mosse intorno pressioni e
verbo; la vena gonfia, gessi e bronzi altolocati: una forma
d’arte suicida che ci
rappresenta - mutato - il tempo.
(continua)
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