Stanno, i ricordi collettivi
familiarmente seduti sulle panchine
lungo il muro ombroso della piazza antica
o sotto i lecci del parco della rimembranza.
A rinfrescarsi, anno dopo anno
non senza qualche nota che si aggiunge
per ravvivarli, quasi volerli fare di giornata.
Belli di più, quelli che hanno arie d'annata
che escono da labbra diventate grinze
bocche scavate per deficienze avite.
Hanno suoni desueti, accenti ormai alieni
che vanno all'orecchio dolcemente
o malinconicamente
di quelli che vissero i fatti, quelle vicende
che la vita seminò tra quella gente.
Zampillano particolari d'improvviso
si fanno largo nei racconti altrui
vestendo i fatti d'abiti inconsueti
che a sentirli, conosce solo lui :
ti ricordi...? pur se chiesto a tutti quanti
non aspetta risposta, scava, fa breccia
nell'archivio mnemonico di chi
il fato ha scelto, per farne memoria.
Fanno correre così sorrisi, facezie, arguti lazzi
e quando si fa di nuovo sera
la campana morbida chiama l'ora
seguono chi s'avvia al desco e
quelli che son pii, alla preghiera.
- Blog di Bruno Amore
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