Scritto da © Bruno Amore - Sab, 26/06/2010 - 10:31
monello insofferente
m'appassionava star lì ore
a spiare vecchi pescatori
rammendare e fare reti, al sole
con quelle dita tozze adunche
callose segnate da setole
fonde come un dolore:
eppure la spola e lo spago
spingevano tra le maglie a
far rapidi nuovi nodi
un gesto antico ripetuto
a iosa, automatismo d'arte.
e il borbottar fluiva tra loro sommesso
percettibile solo a orecchie
aduse a brevi cenni, parche parole
dalle labbra secche, umida la cicca
spenta, all'angolo della bocca stretta
una quadro naif, di tutti gli angiporti.
lì mi sognavo, in disparte, tessitore
di reti immense per catturare il mondo
scegliere stelle luminose e chiare
ori tesori argenti sparsi, pronti
per chi li sapesse giusto lì afferrare.
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