Scritto da © Anonimo - Mer, 04/11/2009 - 19:01
Acquartierata in un sobrio comò prima del letto
un’eco di giubilo sobilla le camicie ad impalmare
i tuoi fragili sottanini cuvèe.
Li indossi a pelle e gli occhi
inoculano brividi che lievitano sudori.
Se i pori potessero aprirsi a dismisura
tutto il sangue prenderebbe il posto delle braccia
ora tese come un ponte di liane sovraccarico.
All’angolo delle ulne manca una curva calma
e le mani protendono febbrili
il loro assedio alla torre delle spalle.
Sulle merlettature, fieri capezzoli bruniti
avanguardano l’ansia della presa.
Una massa di fili dorati rastrella l’aria
ventila il mio viso e rende irta la pelle:
tendo a te come un nembo al temporale.
Ora le dita sono pioggia di giavellotti
sulla testuggine del tuo ventre:
si contrae, palpita, rilascia l’aria in un ah! monocorde:
gemito o tutta un’orchestra nel golfo mistico del pube?
Avrò sere per sondare quella tua terra
e mi restituirai ogni gemma di peccato.
Quei ricordi di te di me delle tazze sporche nel lavello
delle orme di sabbia all’ingresso di un bacio
prima di ogni parola sulla pelle.
Parole che parleranno lingue chiare
storie composte a vita da graffiti
nel disegno rapido dell’età che media.
Avremo un nuovo limite sul nostro arco di schiena:
superate le colline degli anni
il brivido negli occhi arrotola il profilo del piacere.
»
- Blog di
- Login o registrati per inviare commenti
- 1468 letture