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Quattro passi di reset

i
In altri tempi l’avrei chiamato “risveglio”
ma di poetico non c’è nulla in questo muovere gli occhi tra labbra sconosciute
niente che mi possa alleggerire del caldo bocca, brace d’incoscienza.
Ci abitarono parole e suoni che piacquero in giovinezza,
guizzavano caprioli innamorati, pronti  a meravigliarsi
 se gli avessi detto dell’angoscia o nominato il disamore così violento.
Ora sono lapidi scostate da cui s’immagina l’ossario.
 
ii
Almeno abbiamo qualcosa da dirci stamattina,
è una benedizione guardarsi e prendersela col sole troppo largo,
che nemmeno il cielo lo contiene tutto
con la luna troppo vicina a farsi maledire
e l’Africa che ci scherzi se abbassi il finestrino.
 
Il vento non è sufficiente a togliere di torno la voglia d’insultarci,
ti sembra che riempire di parolacce l’uomo fermo al rosso
 faccia bene ai muscoli dell’olfatto
o rimetta in moto la mente esagerata dalla deriva.
Si potrebbe costruire una religione all’incontrario
o un ordine di crociati per resettare il mondo.
 
iii
Saggia decisione quella di rivoltare lo stomaco ai leoni
-e quanto è felice l’idea di spostare gli elefanti nei moscerini -
 l’ultima volta che ho provato un piacere simile
ho scontato mesi in uno specchio ad afferrare la mia immagine,
cercargli l’exitus anche se  geniale non lo è per niente.
 
Chi trasferisce in un progetto la speranza  
si trova in un bus al park ride, bruciante
come l’offesa contro un Serafino
sanguinante come un ragno tra i piedi
a chiedere di essere spostato in sogno.
 
 iv
Difficile stare dietro a simboli inesistenti, ma di colpe ne ho tante,
tra tante devo districarmi, l’ultima non la capisco,
l’ultima non riesco nemmeno a confessarla.
Un delitto credo.
 
Ci vorrebbe un sosia per prendersela sulle spalle,
un piccolo Himler adattato all’occasione con i taccuini di vendetta,
ma dove trovo uno con gli occhiali d’oro, la bocca storta
a recitarmi il deserto tra le orecchie
col  passo giusto dello sconfitto impenitente.
C’ero anch’io tra quelle note, -Poeta c’era scritto,
vedrai che ti conservo un anfratto nella tua passione.
 
Ecco, c’è stata questa a dormire nel mio letto.
Orrenda colpa dovervi attingere per sopravvivere
Come mangiare ossa in un dominio di filo spinato.
 

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