Primum philosofare per saper vivere (1^ parte) | Filosofia | Francesco Andrea Maiello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Primum philosofare per saper vivere (1^ parte)

 
Dopo sogni e follie per mentali peripezie fu anche filosofia e, illuminato da una fantastica triade filosofica (di allievo in maestro!), mi ritrovai con Socrate (l'ostetrico della verità custodita nella coscienza!), Platone (l’inventore degli amori) ed Aristotele (la mente eccelsa) sui sentieri dell'anima.

Con lucida fantasia la identificai in un fantomatico sistema spirituale, splendida essenza che illumina la nostra materia con una miriade di cellule luminose a formare l'umana sostanza (strabiliante miscela spirito-materia) ed a confezionarci, in tal modo, un mirabile abito interiore nella veste di candido lenzuolo sotto le sembianze di un vero e proprio fantasma corporale, ben visibile dall'alto e nelle mire della Provvidenza divina.

L'elemento primordiale di questo sistema è la cellula spirituale con la mente (pensiero) a far da membrana esterna, l'amore da citoplasma e la coscienza, infine, a costituire il nucleo centrale.

Proprio questi potrebbero essere, anzi certamente sono, i connotati di quella famigerata anima immortale (sistema spirituale con la sua folta schiera di cellule luminose), da sempre ricercata, la cui principale e straripante essenza è, senza ombra di dubbio, l'amore nella sua doppia funzione di citoplasma cellulare e messaggero del sistema spirituale (proprio in analogia con i neurotrasmettitori del sistema nervoso!), rappresentando così l'alimento principale della vita terrena (esisto per amare veramente...!) e l'elemento indispensabile per la vita eterna (amo e sempre sarò!).

 

Continuando il percorso filosofico, con Cartesio, Kant ed Hegel, terna filosofica dell'era moderna, mi è venuta l'altra lucida fantasia che mi ha portato a ben definire la scala della conoscenza finanche in tutti i suoi gradi: cogito cartesiano, ragione, intelletto, sapienza e contemplazione.

Sospinto da queste nuove conquiste, da peccatore incallito, adesso, sono alla solita, sempre più convinta scrittura sull'anima per acquisire la completa catarsi, in modo da poter accedere alla luce della verità e godermi così la sua visione contemplativa (la contemplazione, infatti, rappresenta il quinto ed ultimo grado della conoscenza!).

Tempo addietro iniziai questa mia impresa di purificazione con “Il pilota dell'anima”, scrittura sofferta. Indi, con “Striptease dell'anima”, la scrittura divenne emozionante, per farsi poi, con “I giochi dell'anima”, ispirata. ”La bottega dell'anima” (da pubblicare), infine, ha il pregio di idee illuminate ed illuminanti, anticipate in questo mio quarto libro “Le fantasie dell'anima”, dedicato a mio fratello Mario.

Questi miei quattro componimenti sono delle vere tappe sulla strada del mio completo rinsavimento e, di certo, sono in rapporto all'acquisizione sequenziale dei gradi della conoscenza.

 

Nel “pilota”, infatti, è il pensiero cartesiano (c'è tanto di Parmenide “lo stesso è pensare ed essere”) a farla da padrone e, tra tanti suoi dubbi, arriva alla certezza della propria sofferta esistenza e, per dirla in modo chiaro con Schopenhauer, “la vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia, passando per l'intervallo fugace ed illusorio del piacere e della gioia.”

In “striptease”, invece, domina la ragione che interpreta e prende possesso della realtà tangibile, espressione del mondo fenomenico di Kant, dove illusioni (per Einstein la realtà è un'illusione persistente!) e parvenze (velo di Maya o macula oculare!) stanno a coprire la realtà del mondo noumenico.

Passando ai “giochi”, questi rappresentano la vetrina dell'intelletto e, ricorrendo ancora alla filosofia, siamo nell'iperuranio del mitico Platone, nel mondo delle idee e degli ideali, laddove il bene si identifica con il bello (l'antica kalokagathia ellenica con l'ideale della perfezione umana, punto di confluenza, fusione ed identità di etica ed estetica), assumendo così la splendida veste di amore universale, immacolata luce e splendida energia primordiale che determina e contiene la vita.

Nella “bottega”, infine, (sperando nel dono della sapienza!) si avrà finanche sentore dell'universo spirituale che ci contiene e ci circonda, e per accedere alla sua visione basta solo inattivare la macula oculare (l'equivalente anatomico del velo di Maya!) dell'umana presunzione oppure ricorrere alla “Fenomenologia dello spirito” di Hegel (il filosofo più oscuro e presuntuoso della storia!), dove c'è addirittura la storia romanzata della coscienza che, attraverso l'autocoscienza e la ragione, si riconosce come spirito. Ma le sue vacche nere, l'identificazione del finito con l'infinito, il suo “tutto ciò che è reale è razionale e viceversa” (dimenticandosi di intelletto e sapienza!) ci possono solo confondere le idee o mandarci al manicomio, come giustamente asseriva Schopenhauer, suo nemico dichiarato!

 

L'uomo nella sua continua evoluzione psico-fisica (panta rei-Eraclito!), magico impasto tra spirito e materia, tra cosa invisibile e visibile, tra essenza e sostanza, tra res cogitans e res extensa, rappresenta, di certo, la barriera tra mondo fenomenico e noumenico, dove la cosa in sé, la vera radice (la natura ama nascondersi-Eraclito!), il principio delle cose, a parte la volontà del poliedrico Schopenhauer, è certamente l'amore per cui “tutto ciò che è vita è amore e dove c'è amore c'è vita”.

Molto più verosimilmente possiamo, quindi, identificare il reale con l'amore e non più il reale con l'ideale (Schelling) o il reale con il razionale (Hegel). E l'umanità, in virtù del suo spirito (seppur contaminato dalla materia!), sicuramente rappresenta una parte infinitesimale della realtà assoluta, infinita, alla cui incontaminata luce può accedere attraverso la porta della coscienza (luminoso ed illuminato crocevia tra mondo sensibile e mondo spirituale) che, da nodo di un fantomatico cordone spirituale (quello ombelicale attesta la nostra maternità!), certifica la nostra primaria e certa paternità e mantiene la nostra anima saldamente legata all'universo della luce.

E' ovvio che la coscienza non va mai completamente annerita, perché ciò comporterebbe la irrevocabile recisione del cordone spirituale con conseguente abbandono della nostra anima al buio e al gelo della materia per l'eternità.

In ultima analisi l'uomo, frontiera vitale tra mondo visibile ed invisibile, in riferimento al corpo (la forma della materia!), prigioniero dello spazio e succube del tempo, è espressione del finito e, quindi, mortale, mentre in riferimento all'anima (il fantasma della materia!), entità spirituale libera da vincoli spaziali e temporali, è espressione dell'infinito e, pertanto, immortale.

 

Caro Hegel, questa è la giusta differenziazione tra finito e infinito! L'umanità (mirabile miscela spirito/materia), infatti, è un'entità temporo (anima-infinito) - spaziale (corpo-finito) che si cuoce nella fucina epatica sulla fiammella ipotalamica. E l'ipotalamo (cabina di pilotaggio della vita con il suo pannello di comandi!) viene a far da sinapsi tra anima (sistema spirituale) e corpo (sistema somatico), rappresentando, pertanto, la centralina psicosomatica collegata al fegato (centrale metabolica) attraverso il sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico) per il conio della personalità (miscela spirito/materia).
 

Il costante progresso culturale dell'umanità in rapporto all'evoluzione del cervello e alla conoscenza, pur avvalendosi dell'intelletto e della sapienza (doni spirituali con salde radici nella fede!), non ha tuttora indirizzato nel verso giusto il comportamento umano, sempre più compromesso sul piano morale anche per l'ingravescente crisi della famiglia (supporto e presupposto della civiltà).

La mia ultima scrittura, pertanto, già dal suo titolo di bottega, avrà l'intento di indirizzare i giovani (sempre più trascurati e vittime del degrado morale) ai valori veri della vita, in modo da poter finalmente rigenerare e rivitalizzare le anime (da tempo sepolte dal materialismo) nella sua principale essenza, che è l'amore, motore e vettore della vita, responsabilizzando nel contempo anche noi genitori.

Abbiamo l'obbligo, infatti, di assicurare a questi nostri poveri figli (vittime di tempi bui) almeno una sana e solida famiglia, dal momento che vivono sempre più allo sbando e senza più certezze, a partire dal lavoro.

Queste mie decennali scritture, ad onor del vero, più che la catarsi di un peccatore incallito, sono il tentativo di un genitore fallito (con insania abbandonai i miei figli) per porre rimedio ad una imperdonabile assenza. Da genitori responsabili, pertanto, abbiamo l'obbligo di prodigarci per offrir loro un mondo migliore con una civiltà d'avanguardia ben presidiata da famiglia, scuola, religione, politica e mass media, fattori confluenti ed interdipendenti di una società moderna che possa porre le basi ad una comune patria terrena, accomunata dalla religione dell'amore a tutti comprensibile (anche ai ciechi, ai muti ed ai sordi!) e che parla anche la lingua dell'amore con il glossario di baci e abbracci, carezze e pacche sulle spalle!

Per realizzare tanto basta semplicemente insegnar loro che il principio basilare della vita è vivere all'insegna del rispetto reciproco (rispettando gli altri si ha il rispetto di tutti!) e far comprendere la norma elementare che l'amore fraterno e filiale sono amori paritari e non bisogna contaminarli a causa del patrimonio materiale, la cui equa suddivisione spesso è impossibile, arrivando così all'assurdo che un'arida zolla di terra scatena una interminabile catena di odi con assurde guerre fratricide senza più fine!

I nostri figli, acquisendo queste semplici norme elementari, miglioreranno i loro padri e, in tal modo, migliorando le nostre famiglie, miglioreremo la stessa società e l'intera umanità, con i forti ad aiutare i deboli e i ricchi a soccorrere i poveri.

 

(Da “Le fantasie dell'anima”, libro ammesso in Biblioteca Vaticana)

 

 

 

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