Scritto da © Anser - Gio, 21/01/2010 - 15:50
Quante strade si sciolgono
a ritmi di traversine d’acciaio
(legate a soffi di mercurio,
come rivoli di malinconia)
ed ogni sguardo, rivolto ad est
è presagio e dubbio.
E’ misura d’uomo
di donna, d’amore.
E le attese sono spazi
(dilatati nel calore furibondo
di fosforo e guerra)
riempiti da impercettibili
respiri, acini d’uva
e sangue rosso, di vino,
di malerba, di malaspina.
Gli occhi si posano
(come laser accecati
da pillole d’acido e miele)
su ogni minuscolo, ripetuto
dettaglio di cifra,
su ogni fianco scoperto
-tra ventre e seni-
su ogni bocca spalancata
per una carezza oscena.
Lingue attorcigliate
(a togliere fiato e ricordo
per mietere ogni spasimo)
d’ogni minuscolo orgasmo
trascinato e lento,
ripetuto in ogni gemito
che scrosta, esausto,
ogni polline di luna.
E poi, infine, come segno di stelle,
questa pace che asciuga
con immeritata pietà
ogni parola,
ogni pensiero,
il vento.
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