Scritto da © Antonella Iuril... - Dom, 25/12/2011 - 11:24
Bella Achmadulina è un poetessa sconosciuta al grande pubblico italiano, ma in Russia è considerata la più grande poetessa vivente.
La sua poesia si serve di un linguaggio semplice in grado di essere fatto proprio anche dai meno colti, un linguaggio con diverse chiavi di lettura, una stratificazione semantica e simbolica che costitiscono la pienezza e la potenza della sua poetica.
Ma cosa è la poesià? E' una forma letteraria o molto di più? È qualcosa con cui si nasce o piuttosto si apprende, così come si apprende a disegnare o a scrivere?
Saba avrebbe detto che la poesia è essenzialmente onestà; se per lui la poesia è un fischio,
“Un canto che sfugge tanto a chi gli dà voce quanto a chi l’ascolta”,
"E' come a un uomo battuto dal vento, accecato di neve –
intorno piange un inferno polare la città
l'aprirsi, lungo il muro, di una porta.
Bella Achmadulina è un poetessa sconosciuta al grande pubblico italiano, ma in Russia è considerata la più grande poetessa vivente.
La sua poesia si serve di un linguaggio semplice in grado di essere fatto proprio anche dai meno colti, un linguaggio con diverse chiavi di lettura, una stratificazione semantica e simbolica che costitiscono la pienezza e la potenza della sua poetica.
“ Quale enigma di me si è invaghito,
a chi il mio scampo sarà dolce beneficio,
se mi è dato al termine del giorno
mutarmi in licantropo, d’ordine bramoso?"
a chi il mio scampo sarà dolce beneficio,
se mi è dato al termine del giorno
mutarmi in licantropo, d’ordine bramoso?"
Ma cosa è la poesià? E' una forma letteraria o molto di più? È qualcosa con cui si nasce o piuttosto si apprende, così come si apprende a disegnare o a scrivere?
Montale diceva che è una merce di cui si sa ben poco ma se considerata come oggetto è nata dalla necessità di agiungere un suono vocale, quindi parente stretta della musica infatti sin dalle prime saghe nibelunghe la vera materia della poesia è stata il suono:
“ È una domanda difficile. Mi spiego. Ci sono persone che scrivono versi, ma non sono poeti. E viceversa. Io dico che la poesia non è inventata dal poeta ma esiste per conto suo. E il poeta è colui che è in grado, nei versi, di mostrare come la poesia esista.
Per Ungaretti, La poesia come la guerra mette l'uomo a nudo, gli fa toccare con mano i bisogni materiali e psicologici elementari, gli fa provare i sentimenti essenziali (primitivi, perché essenziali): corporeità e fragilità, paura e speranza, amore e orrore, disperato attaccamento alla vita. Lo mette di fronte ai limiti stessi della condizione umana - la vita, la morte, il dopo; i bisogni materiali, le tensioni spirituali; il contingente, l'assoluto - e instaura una dialettica tra orrore della condizione presente, senso della fragilità, da un lato, e tensione consolatoria e liberatoria nel ricordo, nell'immaginario, nell'altrove metafisico, dall'altro. Ciò porta il giovane uomo proiettato nello sconvolgimento del mondo ad una più matura consapevolezza di sé e dei suoi rapporti con la natura e con la storia, della condizione umana insomma :
"mi sono riconosciuto / una docile fibra / dell'universo."
Saba avrebbe detto che la poesia è essenzialmente onestà; se per lui la poesia è un fischio,
“Un canto che sfugge tanto a chi gli dà voce quanto a chi l’ascolta”,
Si può comprendere che questo fischio finisce per essere troppo rilevante rispetto alla piattezza della comunicazione mediatica. La parola poetica, nella sua fisiologica capacità di permanere, è in contraddizione con la parola spumosa e posticcia della società dello spettacolo che sembra volerci dire e farci vedere tutto per non farci ricordare niente
"E' come a un uomo battuto dal vento, accecato di neve –
intorno piange un inferno polare la città
l'aprirsi, lungo il muro, di una porta.
Entra. Ritrova la bontà non morta,
la dolcezza d'un caldo angolo. Un nome
posa dimenticato, un bacio sopra
ilari volti, che solo vedeva oscuri in sogni
minacciosi.
Torna alla strada, anche la strada è un'altra.
Il tempo al bello si è rimesso; i ghiacci
spezzano mani operose, il celeste
rispunta in cielo e nel suo cuore. E pensa
che un estremo di mali un bene annunci."
Il tempo al bello si è rimesso; i ghiacci
spezzano mani operose, il celeste
rispunta in cielo e nel suo cuore. E pensa
che un estremo di mali un bene annunci."
Rilke invece ci riporta all'indicibile quando risponde alla fatidica domanda del suo giovane poeta:
“La maggior parte degli eventi sono indicibili, si compiono in uno spazio inaccesso alla parola, e più indicibili di tutto sono le opere d’arte, esistenze piene di mistero la cui vita, accanto all’effimera nostra, perdura. Verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri, poiché chi crea deve essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura sua compagna."
Se per Platone la poesia è più vicina alla verità della storia allora la poesia ci può salvare, dalla confusione, dalla volgarità, dai falsi dei e soprattutto dai falsi sentimenti.
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- Blog di Antonella Iurilli Duhamel
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