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Pissaladiere

Dai rintocchi a festa di questa fresca domenica di Luglio, deduco che sono solo le sei del mattino.
Nuoro è già desta e il monastero che svetta proprio davanti la mia terrazza, si sveglia, all'ennesima giornata scandita da preghiere e raccoglimento.
Nella mia cucina c'è profumo di pane e dolcezza. Due enormi pissaladiere troneggiano sul tavolo, decorate da acciughe e olive nere, a formare rombi regolari sulla loro superficie.
In frigo, invece, trova dimora un vassoio colmo di bignè alla crema preparati ieri, per lo spuntino tra amici che avrà inizio tra qualche ora.
Tu sei nella nostra camera da letto che dormi. Il tuo respiro regolare ha accompagnato, con lo scandire dell'orologio a muro, la mia insonnia.
Ultimamente vivo giornate un po' così. Di passaggio. Periodi della vita in cui non hai nemmeno voglia di desiderare qualcosa di nuovo, ma solo che tutto passi velocemente e non lasci traccia.
Sono molto distaccata, da te, da tutti. Ho solamente desiderio di attraccare in un “porto franco”, dove il mio destino non possa raggiungermi e mi tormento quando prendo coscienza che in nessun luogo della terra, sarei al sicuro, da me.
Nemmeno quella piccola fuga di quattro giorni in una casa sospesa tra macchia mediterranea e maree, ha saputo darmi refrigerio. Lì, sotto un soffitto di assi di legno dorato, nello spazio di una piazza e mezza, con le lenzuola che odoravano di rose, mi addormentavo come una bambina.
Tutto, lì, era come tanti anni fa. Tutto era come al tempo in cui i miei genitori si occupavano di me. Era così semplice addormentarsi, bastava una piccola lampada accesa o la brezza che entrava dalla finestra le notti d'estate. Bastava la pioggia che batteva sui vetri quando i primi giorni di settembre facevano capolino, ricordandomi che l'inizio della scuola era alle porte e se ancora non sufficiente c'era Bill, un orsetto senza un occhio che condivideva con me i giochi e i cuscini del mio letto.
Ora niente di tutto questo basta più e l'odore delle mie lenzuola è ben lontano dal profumo floreale dell'ammorbidente di mia madre e dall'idea, che da bambina, avevo sull'aroma dell'amore: gelsomini e zucchero filato.
Ho scoperto crescendo che l'amore ha semplicemente l'odore forte degli uomini. Unico e caratteristico per ogni relazione che vivi, consumi e butti via. A volte è aroma di muschio, capace di portarti via il cuore, a volte miele talmente dolce da sciogliere ogni tristezza. Piccante come mai avresti immaginato o amarissimo come le cicorie, quando l'unica cosa che ti resta sono ricordi da sistemare in un cassetto.
Sempre corposo, sempre intenso. Riempie naso, bocca e anima, anche quando vorresti non invadesse per l'ennesima volta, le tue giornate.
L'amore ha l'odore degli uomini. 
I sogni, quello dei fiori. Ecco perché da bambina l'odore di rose delle mie lenzuola mi conciliava il sonno, mentre il tuo tra le lenzuola, acuisce tutti i miei sensi.
Siamo diversi io e te. Vite diverse, aromi diversi quasi contrastanti, come il gusto di questa pissaladiere, armonia creata dalla dolcezza persistente delle cipolle caramellate nel miele e dalla salinità quasi eccessiva, delle acciughe.
Aromi contrastanti, un unico capolavoro.
Mentre i primi raggi del sole inondano le tue ciglia chiuse, ti bacio, poggiando sul comodino due tazze di caffè.
Il tempo delle rose è finito e chissà, magari sarai il sapore più amaro che assaggerò in vita mia. Per ora sei fondamentale come i due cucchiaini di zucchero nel mio caffè, ad addolcirmi l'esistenza.

("A bocca piena" Elisa Panzani)

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