Scritto da © Pimpra - Ven, 13/04/2018 - 14:37
3° giorno di detox dal mio social preferito.
Mi sono svegliata serena, anche se, come un vero tabagista o tossico di altro genere, la manualità non è ancora dimenticata: mi ritrovo spesso ad avere lo smartphone tra le mani sperando di trovare notifiche che non ci sono.
Finalmente ieri sera ho guardato un film per intero. Mi distraggo molto meno, anche se, dentro, qualcosa mi rode, come se mi sentissi “esclusa” e, di fatto, lo sono. Il mondo aperto e sconfinato non è più alla mia portata.
E’ chiaro che se non ci sei, non esisti più e ti devi rassegnare al fatto che nessuno è necessario per nessun altro. Punto. Tanto vale mettersela via.
Costruisco le mie giornate un pezzetto alla volta, riscoprendo colori che avevo perso. Adesso, quando sono per strada, ho fame di persone, guardo la gente, la osservo nei più infinitesimali dettagli. Ho bisogno di umanità, un estremo bisogno.
Questo tempo/spazio a cui mi sono costretta sta dando rimandi importanti. Per prima cosa è un bagno nell’umiltà come poche volte ho fatto. Tutto ciò che ho costruito in anni di virtualità, si è – ovviamente – dissolto come neve al sole. La Pimpra non esiste più, perché non c’è, non frequenta. Che si tratti di uno pseudonimo che nasconde una umanità che vive e respira, poco importa, se non ci sei, non esisti.
La parola che si lascia nell’etere, non è quel segno profondo ed emozionale che regala la lettura di un libro. E’ solo fuffa, un millesimo di attimo nella vita di chi, per puro algoritmo, quella parola si trova davanti agli occhi. E’ questa la durissima punizione, “non essere più”.
Pimpra è morta (tiè) perché non gode più di quel fantomatico gioco di specchi che la rendevano esistente. Adesso ci sono solo io e mi relaziono con il fantoccio virtuale di me.
Che botta all’autostima. Ma quanta consapevolezza.
La solitudine che sono costretta ad accarezzare mi offre un calore tenue, come una nuova amica che conosco da poco ma che so diventerà parte importante della mia vita.
Al momento è difficile farci i conti ma lei sta dicendo che tutto andrà nel migliore dei modi e che, anche questa paura, andrà via dalla mente e dal cuore.
Eccomi, finalmente, completamente a nudo davanti a me stessa. Ed è a me e solo a me che devo parlare. STICAZZI, olè.
Pimpra
Mi sono svegliata serena, anche se, come un vero tabagista o tossico di altro genere, la manualità non è ancora dimenticata: mi ritrovo spesso ad avere lo smartphone tra le mani sperando di trovare notifiche che non ci sono.
Finalmente ieri sera ho guardato un film per intero. Mi distraggo molto meno, anche se, dentro, qualcosa mi rode, come se mi sentissi “esclusa” e, di fatto, lo sono. Il mondo aperto e sconfinato non è più alla mia portata.
E’ chiaro che se non ci sei, non esisti più e ti devi rassegnare al fatto che nessuno è necessario per nessun altro. Punto. Tanto vale mettersela via.
Costruisco le mie giornate un pezzetto alla volta, riscoprendo colori che avevo perso. Adesso, quando sono per strada, ho fame di persone, guardo la gente, la osservo nei più infinitesimali dettagli. Ho bisogno di umanità, un estremo bisogno.
Questo tempo/spazio a cui mi sono costretta sta dando rimandi importanti. Per prima cosa è un bagno nell’umiltà come poche volte ho fatto. Tutto ciò che ho costruito in anni di virtualità, si è – ovviamente – dissolto come neve al sole. La Pimpra non esiste più, perché non c’è, non frequenta. Che si tratti di uno pseudonimo che nasconde una umanità che vive e respira, poco importa, se non ci sei, non esisti.
La parola che si lascia nell’etere, non è quel segno profondo ed emozionale che regala la lettura di un libro. E’ solo fuffa, un millesimo di attimo nella vita di chi, per puro algoritmo, quella parola si trova davanti agli occhi. E’ questa la durissima punizione, “non essere più”.
Pimpra è morta (tiè) perché non gode più di quel fantomatico gioco di specchi che la rendevano esistente. Adesso ci sono solo io e mi relaziono con il fantoccio virtuale di me.
Che botta all’autostima. Ma quanta consapevolezza.
La solitudine che sono costretta ad accarezzare mi offre un calore tenue, come una nuova amica che conosco da poco ma che so diventerà parte importante della mia vita.
Al momento è difficile farci i conti ma lei sta dicendo che tutto andrà nel migliore dei modi e che, anche questa paura, andrà via dalla mente e dal cuore.
Eccomi, finalmente, completamente a nudo davanti a me stessa. Ed è a me e solo a me che devo parlare. STICAZZI, olè.
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