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Piccolo re

 Après moi le déluge, pensò il piccolo re a proposito del piccolo Stato insignificante su cui regnava come un merovingio. Lo pensò così, in francese, dando sfoggio dell’unica cosa che davvero sapeva fare: masticare un po’ di francese, appunto, appreso, come un dialetto,
sulle navi da crociera, tra soubrettes e canzonette. Poi ne pensò un’altra: muoia Sansone con tutti i Filistei. E stavolta pensava a se stesso, ma, come lì si ingannava sui fatti, qui si ingannava sulla propria tempra. Altro che Sansone, era una gnappetta tirata a lucido, priva del minimo appeal che non fosse l’imbroglio, la chiamata in correo contro una profumata contropartita; ovvero la pura e cruda parcella pagata a una qualche escort, come va di moda qualificarle tra i neofiti della prostituzione. Era proprio un ometto irrilevante, un pulviscolo, un homunculus che ti si ficcava dappertutto pur di intercettare la tua attenzione e scaricarla su di sé, sulla propria grottesca prosopopea, sull’auto-agiografia pensata come un B-mouvie alla Alvaro Vitali e imposta a “tutto il regno” coi megafoni del potere.
 
Ma quando cadde, invece, fu come il risveglio del castello incantato dal sonno centenario della bella addormentata: spuntò un’alba imprevista ed amorevole, di un sole che non si era più visto. I prati rifiorirono e le persone tornarono alla vita normale che avevano abbandonato nell’incantesimo del lungo letargo. Un letargo maligno, affossato nell’odio, nell’insipienza, nell’arroganza, nella supponenza analfabeta degli uni, e in quella malintenzionata degli altri. Un lungo sonno affollato di incubi mediocri, ove non si sognava altro che la stessa vita di tutti i giorni, tale e quale, ma senza la gioia di vivere, senza il motivo, il leit-motiv, per il quale, appunto, il vivere fosse inghirlandato di grazia e meraviglia. Un sonno banale, qualunque, ove, per decenni oramai, il regno s’era ridotto ad una cattività in cui i sudditi si agitavano come fiere in gabbia, senza neanche più l’optional della pancia piena... e non erano neanche filistei.
Così, quando il Sansone tisico e spelacchiato cadde giù dal trono, si assistette ad un diluvio di felicità, altroché, tale che si propagò persino il sospetto, e pressoché istantaneamente, se un tale scialbo e fallimentare autocrate fosse davvero mai esistito...
 

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