Scritto da © Anonimo - Lun, 09/11/2009 - 14:48
(Tre ombre che non hanno notti
dispongono il loro manto nero sugli occhi del cielo.
Le nuvole non vedono dove
e piove ovunque.)
Prima Ombra
- Io fui tale finchè il sole
sguainò i suoi raggi
e uccise il mio cavaliere antico
ma non il suo cavallo.
Vivo galoppando sulle spade
ed ho ferite ai piedi.
Seconda Ombra
- Io fui tale finchè la lampadina
degli occhi
mantenne sguardi sui fogli
e mi produsse un abile poeta
perso alla ricerca di una rima.
Vivo descrivendo onde ai mari
ed ho ferite in bocca.
Terza Ombra
- Io fui tale finchè un fuoco
divampò nel cuore di un tiglio
innammorato della serpe verde
poi l’alba l’incupì
e il tasso morse la serpe nell’anima.
Vivo di pelle in pelle descrivendo amore
e non ho dita.
1° Ombra (netta nella luce del sogno)
- Dov’è lo scudo?
Il sole rientrando mi scolora.
3° Ombra (esorta dalle scale i fiori)
- Amiche, caliamo il nero sul cuore!
Siamo solo quando altri ci fanno.
2° Ombra (reale come un destino avverso)
- Voglio che la luce si faccia verso.
Nell’angolo di quinta, il cestino legge le carte
ed osserva il futuro perso dei poeti smarriti.
(Le tre Ombre escono seguendosi.
Suona il corno in una caccia lontana,
gli spettatori svaniscono in silenzio:
la Terra è un palcoscenico puerile
e piange ad ogni calpestio cessato.)
Il Regista (su di una sedia d’aria ha un megafono silenzioso)
- Nessuna luce aspetta l’alba e le Ombre dormono mentre è già domani. Un verso si elide in un apostrofo suicida e i poeti conservano le ceneri delle parole escluse.
(Le Ombre fingono un ascolto vero
ma parlano la lingua nera dell’Evanescenza
come gli uomini quando lo furono)
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