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Telefonate pubblicitarie, cookie e privacy.

Poco tempo fa ho scritto un paio di articoli sulla questione dei cookie. Desidero tornare sull'argomento per confrontarlo con il problema delle telefonate pubblicitarie indesiderate, per denunciare un'altra delle tante nefandezze compiute in nome della protezione della nostra privacy.
Brevemente, ripeto qui i punti salienti riguardanti la problematica dei cookie.
Su indicazione della grande fucina di idee (balorde) che è l'Europa della quale facciamo (purtroppo) parte, il Garante della Privacy nostrano ha stabilito, dal 2 giugno 2015, l'obbligatorietà di segnalare, ed all'occorrenza permettere di rifiutare, l'installazione di cookie sul nostro PC quando visitiamo un sito che ne faccia uso. Cosa siano 'sti cookie, lo spiego nei precedenti articoli. Per chi sgarra, multe comprese fra i SEIMILA e i CENTOVENTIMILA euro. Cookie di cui, tipicamente, il curatore di un blog o di un sito "amatoriale" ignora assolutamente l'esistenza, anche se è lui, per legge, ad essere perseguito, e non chi, arbitrariamente, ed a sua insaputa, compie effettivamente il fattaccio.
Non disponendo di un apposito ufficio legale che seguisse per me questo genere di problematiche, ho scoperto la cosa per caso (avevo "osato" mettere su un nuovo sito, in cui pubblicare alcuni browser game di mia creazione), ed ho segnalato il fatto con i miei scritti. Scritti che, dai commenti ricevuti, pare abbiano salvato da questa minaccia un po' di gente nelle mie stesse condizioni.
Ora, io non so se gli altri siti che offrono spazio gratuito a blogger e webmaster in erba risolvono il problema in maniera automatica. So che Altervista, il servizio che uso io, non lo fa. Vero, ne offre la soluzione gratuitamente (almeno per ora), ma per attivarla bisogna richiederlo espressamente. Per farlo, occorre essere informati del problema, e molti non lo sono. Sarebbe stato cortese, da parte di Altervista, inviare almeno una e-mail informativa ai loro "clienti" al riguardo, ma così, purtroppo, non è stato. E se non avessi scoperto la cosa, ripeto per puro caso, adesso io vivrei felice, beato ed orgoglioso del mio modesto blog senza sapere di essere, per questo, perseguibile per le cifre assurde che ho detto prima.
E la mia è pure una situazione privilegiata. Immaginiamo di voler mettere su un sito per pubblicizzare la nostra salumeria o la nostra pizzeria, o per pubblicare qualche nostra poesia, senza ricorrere, per una questione di immagine, ad un servizio di hosting gratuito (www.ilmiosito.it suona molto meglio, e fa più bella figura, di ilmiosito.altervista.org). Acquistando da Aruba, per esempio, un servizio di hosting basic, con il dominio incluso, potremmo uscirne con una spesa di 11.66 euro più IVA l'anno (offerta appena rilevata all'indirizzo https://hosting.aruba.it/home.aspx). Per avvisare eventuali visitatori che, al di là delle nostre intenzioni, stiamo per installare sul loro PC qualche cookie, dovremmo spendere, ad esempio, 19 euro l'anno con Iubenda, ed è già un buon prezzo. Cosa che fa somigliare la faccenda ad una spudorata richiesta di pizzo. È come se, mettendo su un negozietto, grazie a questa disposizione del Garante della Privacy, dovessimo spendere ottocento euro mensili di affitto e di costo per la licenza, ed oltre milleduecento euro per esporre alla porta un cartello con la scritta "lasciare gli ombrelli nell'apposito portaombrelli".
E, questo, da parte del disgraziato webmaster.
Per quello che riguarda l'utenza, significa dover cliccare, ad ogni pagina che visitiamo per la prima volta, su un OK o una X per poter finalmente consultare quello che desideriamo. Come se si potesse davvero scegliere: o accetti i cookie, o te ne vai e rinunci a quello che eri venuto a fare qui.
È possibile cancellare questi fastidiosi file (ma fastidiosi per chi?) andando nelle impostazioni del proprio browser, ma vi sconsiglio di farlo, altrimenti, ogni volta, comparirà di nuovo la solita tendina e dovremo ricliccare sul solito OK. Addirittura, Google non solo sta a ripetere, ogni volta, l'invito a prendere visione della sua informativa in proposito, ma ad un certo punto, se non lo facciamo, incrocia le braccia e si rifiuta di fornirci il suo servizio se prima non leggiamo qualche pagina di dettagli che non interessano a nessuno. Beh, non è necessario leggere, basta scorrere fino alla fine e poi cliccare sul pulsante "ACCETTO", ma è comunque sempre una bella rottura.
O il Garante della Privacy è davvero convinto che ci mettiamo a leggere tutte quelle fregnacce?
Comunque sia, il succo è questo: rischi per blogger e webmaster, e fastidi inutili e tranquillamente evitabili per l'utenza. In nome della difesa della nostra privacy.
Privacy che a casa ci viene però continuamente ed impunemente oltraggiata da telefonate inopportune, non richieste e spesso indesiderate, in qualsiasi momento della giornata: mentre stai pranzando, mentre sei in bagno, mentre stai guardando un programma che ti interessa alla tv (e che rischi di perdere a meno che non paghi MySky ed interrompi una diretta per rispondere) ed in tante altre sciagurate occasioni. Alla faccia del Garante.
Ma mi sa che 'sto Garante, per queste cose, non se la prende mica tanto.
Perché dico questo?
Ufficialmente, il signore in questione, qualcosa avrebbe fatto. Con l'istituzione del registro delle opposizioni. Basta collegarsi al sito, registrare il numero di telefono per il quale si intende proibire qualsiasi operazione di telemarketing, ed il gioco è fatto.
Col ca... volo! Mi spiace, la parolaccia mi stava scappando. Ma ci sono occasioni in cui il turpiloquio è l'unica modalità di espressione in grado di rendere pienamente l'idea.
Esasperato dai continui fastidi che questa ignobile pratica mi procurava, e venuto a conoscenza di questo dispositivo, in data 29/09/2015 (appena verificata tramite chiamata all'apposito numero verde dopo l'ennesimo abuso) mi sono iscritto a detto registro. Inutilmente, perché le telefonate che avevo cercato di bloccare continuavano ad arrivare regolarmente.
Oggi, Enel Energia tornava a contattarmi dopo che solo qualche giorno fa avevo fatto presente ad un loro operatore che ero iscritto al registro delle opposizioni e che avrebbero dovuto smettere di importunarmi. Stavolta mi sono messo ad urlare, gli ho detto di piantarla di seccarmi, e che stavolta mi sarei finalmente deciso a denunciarli. Supponendo, ovviamente, di avere tutto il diritto di farlo. Dopo di che mi sono collegato ad Internet ed ho cercato di vedere come fare.
Idiota! Povero illuso!
Questo il risultato delle mie ricerche.
"Con provvedimento del 19 gennaio 2011, il Garante per la protezione dei dati personali (noto anche come Garante privacy) ha emanato le “Prescrizioni per il trattamento di dati personali per finalità di marketing, mediante l’impiego del telefono con operatore, a seguito dell’istituzione del registro pubblico delle opposizioni.
Come si è detto, le società che operano nel settore del telemarketing non potranno più contattare i numeri degli abbonati che si sono iscritti nel Registro.
Inoltre, se un abbonato ha chiesto a una determinata azienda di non essere più disturbato, quell’azienda dovrà rispettare la sua volontà anche se il medesimo abbonato non si è iscritto al Registro."
Beh, si comincia bene. L'articolo prosegue:
"Se, nonostante l’iscrizione, un abbonato riceve una o più telefonate indesiderate, dovrà preliminarmente:
– accertarsi dell’avvenuta iscrizione al Registro;
– controllare che siano trascorsi 15 giorni dal momento dell’iscrizione (solo dopo questo termine, infatti, l’opposizione diviene effettiva);
– verificare di non aver prestato il consenso al trattamento dei propri dati per finalità di telemarketing a singoli soggetti che effettuano operazioni commerciali o promozionali via telefono da fonti diverse dagli elenchi telefonici pubblici.
...
6. Le sanzioni
In caso di inosservanza delle Regole stabilite dal Garante (citate al paragrafo 2), ciascun operatore può essere sanzionato con il pagamento di una somma da trentamila euro a centottantamila euro.
In caso di più violazioni, commesse anche in tempi diversi in relazione a banche di dati di particolare rilevanza o dimensioni, ciascun operatore può essere sanzionato con il pagamento di una somma da cinquantamila euro a trecentomila euro."
E che vuoi di più dalla vita?
Solo che, di operativo, non ho ancora trovato niente, a parte che "... l’abbonato potrà rivolgersi alla competente autorità giudiziaria o al Garante per la protezione dei dati personali. La segnalazione è gratuita, mentre per poter presentare un reclamo o un ricorso è necessario pagare 150 euro a titolo di diritti di segreteria."
Cioè, sborsare 150 euro per poter denunciare di essere vittima di un abuso!
Proseguo con le ricerche, arrivo a questa pagina "http://www.laleggepertutti.it/86440_come-difendersi-dai-call-center-pubblicitari". Qui trovo spiegato che "Paradossalmente, e in totale contrasto con la legge europea sulla privacy (secondo cui chi vuol inviare materiale pubblicitario deve prima chiedere il consenso del destinatario al trattamento dei dati), nell’ambito del telemarketing le regole si ribaltano: è l’utente della linea telefonica a dover comunicare di non voler ricevere telefonate pubblicitarie (il sistema è stato battezzato opt-out). Ciò avviene imponendo al consumatore di iscriversi al Registro Pubblico delle Opposizioni. In pratica, chi inserisce il proprio numero telefonico in tale elenco non dovrebbe essere più disturbato".
Un piccolo distinguo più che legittimo,  ma pazienza: certo non dovrei essere io ad impedire di essere disturbato, ma dovrebbe essere uno scontato automatismo, se si mirasse davvero a proteggere la privacy di un comune cittadino, magari poco avvezzo all'uso di Internet. Ma se serve iscriversi a 'sto registro amen, lo faccio e non ci pensiamo più (ih ih ih, mi verrebbe da sghignazzare, se la vittima di questa presa per i fondelli non fossi io).
Intanto, una prima considerazione: seguendo i dettami europei, prima di farlo, le aziende dovrebbero chiedermi il consenso di inviarmi materiale pubblicitario. In pratica, Enel Energia non avrebbe dovuto telefonarmi per offrirmi le sue proposte, ma per chiedermi il permesso di contattarmi per potermele offrire.
Ma in Europa, sono davvero così idioti?
Seconda considerazione (non sono un complottista, ma se lo fossi qualche piccolo sospetto mi verrebbe):"Ecco il secondo paradosso: chi non vuol far conoscere il proprio telefono, proprio per non essere disturbato, e pertanto non lo rende pubblico negli elenchi, non può chiedere di iscriversi – e quindi di essere tutelato – dal Registro pubblico delle opposizioni.
Si potrebbe replicare: “Nessun problema: se il mio numero non è pubblico, nessuno mi potrà mai contattare”. E invece non è così: le società commerciali hanno mille modi per ottenere il numero di telefono anche di quanti non sono negli elenchi (non a caso, la vendita dei dati personali è uno dei più grossi business del secolo): per esempio dai contratti firmati con le compagnie telefoniche, con le banche, le finanziarie, per finire alle tessere punti dei supermercati, ecc. A volte anche dall’iscrizione al PRA o a una scuola."
In pratica, per farti tutelare dal registro delle opposizioni, devi offrire il tuo numero a tutti. Idiozia, ancora, o astuto calcolo? Ai posteri, come al solito, l'ardua sentenza... se non avranno altri casi di cui occuparsi (cosa di cui dubito fortemente).
Cosa fare, dunque?
Prima ipotesi, segnalazione al garante: " La segnalazione, il reclamo o il ricorso possono es¬sere inviati tramite fax: 06.69677.3785; e-mail: urp@gpdp.it o urp@pec.gpdp.it; raccomandata indirizzata a: “Garante per la protezione dei dati personali, Piazza di Monte Citorio 121, 00186 Roma”. Sul sito web dell’Autorità (www.garanteprivacy.it) sono indicate ulteriori informazioni e consigli per chiedere l’intervento del Garante. È anche possibile scaricare appositi moduli semplificati per segnala¬re le violazioni di marketing telefonico."
Quello che segue non è molto chiaro: "Ovviamente non si tratta di procedimenti giurisdizionali che non vi danno possibilità di chiedere il risarcimento del danno. Peraltro il tutto si svolge senza neanche la vostra presenza. Ma, quanto meno, la procedura non implica costi, richieste di avvocati, udienze, ecc."
Qui, ho il dubbio che la lingua italiana non sia stata adoperata in maniera corretta, ma mi sembra di capire che, con questa strada, comunque vada, non avrò diritto ad alcun risarcimento. Al limite, avrò fatto pagare al colpevole la sanzione prevista (dai 30.000 ai 300.000 euro), ma a me, per il disturbo, neanche un centesimo. Magari, la soddisfazione di aver fatto incassare allo stato una bella cifra (se lo stato si preoccuperà davvero di incassare, cosa che non mi sarà dato sapere)... dopo un mio esborso di centocinquanta euro.
Bene, mi pare di capire che questa strada non porti molto lontano.
"In alternativa al Garante c’è la possibilità di un (più costoso) giudizio al giudice di pace, dove, per richieste di risarcimenti fino a 1100 euro, non si ha necessità di ricorrere a un avvocato (sebbene la procedura civile è così complessa e insidiosa che è sempre bene munirsi quanto meno dei consigli di un tecnico).
La misura del risarcimento, essendo difficile quantificare il danno da “molestia telefonica” e ancorarlo a parametri certi e univoci, verrà determinata dal giudice in via equitativa, ossia sulla base di quanto a questi appare giusto (di norma non oltre 2.000 euro).
 La causa è rivolta proprio ad ottenere l’indennizzo, ma dovrete procurarvi le prove di ciò che dite, ossia:
– avvenuta iscrizione al pubblico registro (potrete chiamare al Registro stesso per chiedere una certificazione);
– ricevimento della telefonata indesiderata da allegare attraverso la richiesta dei tabulati telefonici alla propria compagnia e prova testimoniale di un eventuale parente che ha assistito alla chiamata (attenzione: la prova indiretta, ossia di chi dice “Lo so perché me lo ha detto Tizio” non ha valore; deve sempre trattarsi di una prova diretta, ossia di fatti che il testimone ha visto o sentito personalmente).
...
La denuncia penale
L’ultima ed estrema ratio, quando proprio le precedenti non abbiano sortito effetto, è quella di sporgere una denuncia penale. Con questo strumento però bisogna andarci cauti perché il rischio è una controquerela per calunnia. Vi si può ricorrere qualora si ritenga che vi sia stato anche il dolo dell’impresa e quindi sia ravvisabile un trattamento illecito di dati."
In pratica, se li vuoi denunciare, devi essere assolutamente sicuro che non ci sia qualche cavillo che faccia passare dei guai a te e non a loro. Cosa tutt'altro che certa, a meno che non ti affidi a qualche legale con robusti attributi, ed altrettanto robuste parcelle... e non è detto che basti.
E questa sarebbe la protezione della NOSTRA privacy.
Non solo. Proseguendo nelle mie ricerche, sempre più sconfortato, mi imbatto nella pagina all'indirizzo http://www.iussit.com/telefonate-indesiderate-gestore-telefonico-deve-ri... , che riporta una sentenza in proposito da parte di un giudice di pace.
Nelle motivazioni della sentenza, si può leggere:
"Le continue telefonate indesiderate... comportano stress e turbamento psichico, interferenze nella vita privata ed alterazione della serenità...
... Sul punto va  osservato che la  giurisprudenza ( ex plurimis Cass.  n. 20292 del 20/11/2012 )  ha individuato  il  danno biologico  derivante dalla lesione della salute, quello morale  derivante  dalla sofferenza interiore e quello dinamico-relazionale  definibile anche  “esistenziale”,  consistente nel peggioramento delle condizioni di vita quotidiane e, risarcibile nel caso in cui l’illecito abbia violato diritti fondamentali della persona...
... il comportamento della Gestore telefonico NNN  per le forme e modalità in cui è stato svolto, incurante della iscrizione al registro delle opposizioni ,... appare   connotato dalla caratteristica della petulanza, ossia da quel modo di agire pressante, ripetitivo, insistente, indiscreto e impertinente che finisce, per il modo stesso in cui si manifesta, per interferire sgradevolmente nella sfera della quiete e della libertà delle persone e suscettibile  persino di  integrare il reato di cui all’art 660 c.p., non avendo  rilevanza che le telefonate non abbiano  alcun carattere ingiurioso ma siano effettuate a fini commerciali..."
... ed un sacco di altra roba. Conclusione:
" Il Giudice di Pace, definitivamente  pronunziando, domanda  od eccezione  reietta, disattesa  o  assorbita, cosi provvede:
– accoglie la  domanda e per l’effetto condanna Gestore telefonico NNN spa al pagamento in favore  dell’istante della complessiva  somma  di  euro 500,00 a titolo di risarcimento danno;
-condanna, altresì, la predetta convenuta  al pagamento in favore dell’istante  delle spese di lite  che   liquida  in  euro 50,00, per spese  non imponibili, euro 330,00 per competenze legali, oltre  rimborso spese forf. 15%, iva cpa
Napoli, 22 giugno 2015
Il Giudice di Pace... "
500 EURO DI RISARCIMENTO, dopo aver riconosciuto che quel comportamento ha quasi provocato delle turbe psichiche al malcapitato! Non solo: se il verdetto fosse stato contrario, si sarebbero dovuti pagare 380 euro più IVA per competenze legali. Altro che minacciare di denuncia i miei persecutori, semmai dovrò scusarmi con loro se non starò sufficientemente attento ad ascoltare quello che hanno da dirmi!
Al massimo, potrei permettermi di sbraitare contro un incolpevole poveraccio di impiegato di call center. Lanciare maledizioni, farmi nemico il padreterno con qualche bestemmia indirizzata ad altrettanto incolpevoli santi del paradiso... ed augurare ogni sorta di sventura al personaggio che pomposamente si fa chiamare Garante della Privacy (almeno questo funzionasse!).
Io, invece, avrei rischiato di dover pagare 6.000 euro minimo per dei cookie tecnici di cui non sapevo neppure l'esistenza, di cui la vittima non si sarebbe neppure accorta, e che non avrebbe portato alcun danno a nessuno, se non quello di aver occupato senza consenso un paio di kilobyte in un hard disk di svariati gigabyte!
Con i miei cookie, quelli più importuni, avrei solo fatto sì che i banner pubblicitari presenti in ogni sito web mostrassero la pubblicità di un assorbente ad una signora e quella di un dopobarba ad un signore, e non viceversa. E questo mi sarebbe potuto costare 120.000 euro. Farti correre al telefono che squilla (magari con il cuore in gola quando c'è una qualche situazione familiare problematica come è per me in questo periodo) per offrirti servizi che non desideri, o addirittura per sentirti chiedere il permesso di poterti offrire quei servizi come le direttive europee richiederebbero, in qualsiasi momento della giornata, è perfettamente consentito. Formalmente, ritenuto illecito, se ti iscrivi al prodigioso registro del garante, ma se ti azzardi a lamentarti ti tocca pagare, o, nella migliore delle ipotesi, sperare di ottenere risarcimenti irrisori a fronte di rischi di esborsi ancora maggiori.
Protezione della privacy, la chiamano...
Già, "protezione": non è questo il nome che viene dato anche al servizio offerto da 'ndranghetisti e mammasantissima?
 

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