Scritto da © Manuela Verbasi - Gio, 03/02/2011 - 00:14
Ti farò innamorare scrivendo frasi ad effetto, tu, non potrai che rimanerne affascinato. Ti farò pensare che le scrivo per te ma sono cose vecchie che avevo nel cassetto, qualche modifica qua e là... a te faranno bene comunque.
Ti farò credere di non poter desiderare che la tua lingua a scavarmi, ti farò desiderare il desiderarmi, ti scriverò che ti amo e tu lo crederai, tu mi amerai. Costruirò una zattera di parole per noi e affronteremo tempeste di mare illuminate da fulmini al neon, mireremo all'isola del sesso senza mai approdarvi. Se il mare si farà grosso e cattivo, libererò la zattera da quel che resta di te per sentirmi al sicuro nell'onda avio e godermi in solitudine il canto flautato delle sirene.
Sarai sempre tu annegando ogni volta un po' a risalire e rimanere in disparte, sfiorato da carezze nascoste stremato dalle attese, via via senza vita nell'angolo che ti riservo, finché, lentamente, il sale che cosparse i tuoi occhi bruciandoli arriverà a sigillarti le labbra e la gola, e non sentirai più dolcezza di miele pensandomi ma sete, disperata e greve amarezza. Non saprò mai capire quanto sputavo su quell'amore, fintanto che non l'avrò perduto e rimpianto dopo averlo annientato e vilipeso poi ignorato. Sarò con tutti sorridente donna di cartone, ma non con te, tu solo e senza parole finché morirai melanconica e dissolta nebbia tra lacrime di sangue bruciante di questo stesso amore.
Ti farò credere di non poter desiderare che la tua lingua a scavarmi, ti farò desiderare il desiderarmi, ti scriverò che ti amo e tu lo crederai, tu mi amerai. Costruirò una zattera di parole per noi e affronteremo tempeste di mare illuminate da fulmini al neon, mireremo all'isola del sesso senza mai approdarvi. Se il mare si farà grosso e cattivo, libererò la zattera da quel che resta di te per sentirmi al sicuro nell'onda avio e godermi in solitudine il canto flautato delle sirene.
Sarai sempre tu annegando ogni volta un po' a risalire e rimanere in disparte, sfiorato da carezze nascoste stremato dalle attese, via via senza vita nell'angolo che ti riservo, finché, lentamente, il sale che cosparse i tuoi occhi bruciandoli arriverà a sigillarti le labbra e la gola, e non sentirai più dolcezza di miele pensandomi ma sete, disperata e greve amarezza. Non saprò mai capire quanto sputavo su quell'amore, fintanto che non l'avrò perduto e rimpianto dopo averlo annientato e vilipeso poi ignorato. Sarò con tutti sorridente donna di cartone, ma non con te, tu solo e senza parole finché morirai melanconica e dissolta nebbia tra lacrime di sangue bruciante di questo stesso amore.
Non saprai mai che odore avevo fra le cosce o che sapore ha la mia pelle, e come spezzo la voce nell'amore o come tremo di piacere preso e dato e come m'abbandono. Non saprò mai che luce avranno gli occhi innamorati riflessi nei miei l'attimo dopo, tinti d'amore che già più non ricordo, e non ricordo la tua voce e le parole tenere, se il contorno sbiadisce e confuso s'adombra e si perde fra ombre indifferenti e immagini lontane e mani d'unghie sporche che riportano in ideali prigioni. Non saprò mai quanto poco ti bastava per dare felicità ad un pensiero nel pensarmi, all'istinto di un gesto, al volo nel tempo d'un battito d'ali quando le mani s'incontrano e si fondono e nelle carni eccitate sparisce il mondo fatuo che mi prese legandomi e deluse marchiando il mio cuore con sigillo nero per impedirne il libero battito, il diritto all'amore, ed al sogno che danza sospiri, sulle punte tra le tue labbra accese... e di falsità incatenarlo a camini caliginosi e scuri dove sembrano rose i fiori selvatici dei nidi di rovo, fra becchi giallo ocra di corvi cupi e tristi che lasciano i segni sui vestiti freddi, sul viso degli stupidi e sulle loro mani.
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