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Ode all'inganno

La coppa nera della notte è colma
di vento, sciabordante vento
d'alberi e foglie e sciami di pioggia
che fanno freddo il mondo:
osservo, freddo e solitario 
io, atomo liquido e dissolto,
scisso nel vento e portato nel vuoto,
come i miei simili, in tutto a me dissimili,
come io fui, dissimile a me, come sarò,
straniero a me stesso, goccia di buio
nella nera coppa della notte.
Abbiamo inventato intelligenze artificiali,
si dice, abbiamo, ma io non ho, tu neppure hai. Si scruta dal buio un altro buio meno oscuro, che ha per forma
la forma della nostra assenza.
Qualcuno è chi deve, 
qualcun altro è chi vuole, 
qualcuno ancora è me stesso
nell'istante in cui divento nessuno.
Sarà la salvezza, la coppa di buio
e il temporale che ci spazza,
che spazza soltanto chi merita
d'esser divelto: è debole la fibra
di cui mi sono nutrito,
è trasparente la sostanza
dell'esistenza.
Ho scoperto d'esser fatto di vuoto,
di nulla compresso tra protoni eccitati,
come fatto sono d'acqua,
e nell'acqua e nel vuoto,
come temporali notturni,
ho eretto l'immagine che vedo
e che si vede, fluida e senza forma.
Poi cessa la pioggia, resta un ronzio:
eccomi.
 

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