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Paesaggi in piani multipli di ripresa.

 
 
Il tronco era sul pendio
una freccia spezzata nel costato del monte.
Lo ricordo per le ferite secche del formicaio
che fiorirono la morte nera del ceppo
per la vita delle fiamme che si poterono fare.
 
Si sarebbe detto di una rabbia, un grido di dolore dalle radici
al ramo inesistente
un quasi di chiome che fanno ai merli
la loro terra alta e le loro case senza tetti
le loro torri raggianti.
 
Si può ora da un occhio all’altro senza posa
trascorrere finestre appesi sguardi
affrescare una parete di cielo col delta dei trasporti d’acqua
bianche sospensioni di genio
in allarme
 
ora i ponti temono.
 
Alto il vento col cuore di roccia precipita dalle volte
vago ai temerari uccelli di quota
legittimo ai plananti, ostico di contro al passo.
 
Batte un tempo mai esistito: nei ricorsi
dell’anima c’è la prova che i rami furono prima del fuoco
e ancora brucia
chi ha avuto quei fiori.

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