Voglio dire amalo, gridalo, chiamalo, perchè lui c'è, è con te, anche dietro quella latenza caratteriale che ci impedisce a volte di essere ciò che siamo, che sentiamo o che vorremmo essere. Piango, ho pianto, le sue parole, il suo ricordo, il suo pensiero, il suo amore, le sue assenze.
Piango, ho pianto, nel cercare la sua figura come qualcosa fosse a me cara mentre invece, mi era ostile.
Ho pianto e non piango più quel che manca, ora, perchè adesso c'è solo un lontano ricordo, un rimpianto, un pensiero che si alimenta nell'odio di non averne potuto godere fino in fondo, subendo il suo limite umano, le sue paure, lasciando in me i segni di quanto avrei potuto fare e non ho fatto mai. Di quanto avrei potuto vivere e non ho vissuto mai. Di quanto avrei potuto non soffrire ed ho sofferto. Di ciò che avrei potuto essere e che non sono, seppur io sia comunque, quel che sono. Ora non piango più, rido, al ricordo e a quel dolore, perchè l'odio è diventata amorevole comprensione, seppur quei segni rivivano in me, ogni volta che lo guardo invecchiare.
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