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Occitania (e rimane un campo di ortiche)

E' terra violentata, questa.
Nuda, grigia terra di roccia
aggrappata
con artigli d'aquila
a cielo. A neve.
Spavento di montagne,
suoni d'altri uomini
che furono risate,
amore.
 
Pietre su pietre
-che pure erano case e vita-
inerti al salire
di spine e nebbia.
Abbandoni di suoni,
ghironde senza corde
appoggiate
al tenue odore
del pane sfornato.
 
Non rimane scopo
o memoria,
soltanto segni
tracciati su rocce
da mani antiche.
 
(come estrema parola,
gesto d'inutile difesa)
 
Solo questo silenzio
che urla
-nel liquido dell'aria
fredda di gennaio-
al dio lontano
di quelle inutili stelle.
 
Non giocano più
i bambini in quei cortili
che ora sono
un desolato
campo d'ortiche.

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