Scritto da © 'O Malament - Lun, 26/01/2015 - 14:00
La stretta oggettivizzata sulla rima glottidale,
per un qualche rimasuglio pescato dall' innervo
dell'origine primaria corticale, lascia spazio
[al labirinto]
Una volta spostatesi all'indietro le impronte che mi
contraddistinguono tu, sul cuscino orlato della dote,
emetti il primo suono della fragilità, corto e strozzato
Il tatto risvegliato dai rilievi della nuca rivelata dall'infossamento
[della valle]
le corde ancora secche, ammiro, e lascio che saetti
liberamente al centro che si apre delle gote, sollevate
[per il mento]
Tendendo il frenulo, il faringeo organo intero. Lì t'incontro.
La tensione metaforizzata, artisticamente, dall'impastoiamento
del buon gusto. Nessun dente cariato, o frammenti, o cattiva
digestione: un incontro non corrotto, quindi, che avviluppa
[avvince]
Magnifica nella tua lordosi, qua umani gusto e tatto s'innestano
all'animalità felina della quale ti riconosco portatrice indubbia,
[remota]
mentre il primo selvaggio lupo in cui per ventura mi trasformai
[all'apparir]
Della pianura immensa, boschivi scollinamenti, delle fratte
l'integro odore del crudo cibo alla vita da ambedue rapinato,
gli sconfinamenti, le tane, i nascondigli, sicut era, assolve
[e nel contempo apprende]
Perché tu rantoli ed io dò di grigno al dente, Lettrice?
In viaggio per Faenza: 26.1.2015
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