Scritto da © 'O Malament - Sab, 14/02/2015 - 15:30
Cos'è l'amore se non
pagine vuote: le più luminose primavere estati
autunni, inverni estesi.
Le persiane. Sollustri di pulviscoli inebriano
quanto, dai soffitti ai pavimenti, mi fanno
scorgere nelle stanze. Sempre di penombra
in penombre.
Corridoi aperti
sacro il timore delle porte. Vuoi fermare la grana
fluttuante delle vesti di un derviscio? Ruotano
con grazia, sapienza di dama e tubano.
Credo di averli visti i raggi come penetrano: queste lame
dalle persiane; non di persona, si badi bene, non parlo
della luce, colori, né di campi.
Come potrei dire che per me il verde ondeggiante
di pianure del grano che nasce o le ville che s'intravedono
sulle colline a mezzo gli abeti tremuli sono equidistanti
più o meno?
Li immagino, il colori, i pulviscoli che scodinzolano
belli e pacifici sotto aliti di venti come un prato ben costruito
lame di sole di movimenti, sottovetro, ad un metro dalla poltrona:
ne immagino le increspature, le devianze al tattile segno
inconosciute, automatiche
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