Scritto da © nunzio campanelli - Sab, 15/12/2012 - 12:06
Con la punta del badile saggia la compattezza del terreno, toglie qualche sasso dalla superficie, poi con un gesto antico come il peccato inizia lentamente a scavare la fossa.
A poca distanza giace il cadavere di un giovane soldato, venuto da chissà dove a morire in quella valle desolata. Una vasta chiazza ha tinto di rosso la sua uniforme all’altezza del petto, i lineamenti contratti nello sforzo della morte denunciano al massimo una ventina d’anni.
“ Hai conosciuto prima la morte che la vita, ragazzo mio. Che fretta c’era?”
Dopo aver appoggiato delle pietre fino a formare un simbolo sul cumulo di terra, sente qualcosa muoversi alle sue spalle.
“ Toglile!”
Sulla destra inizia a materializzarsi una sagoma che imbraccia un fucile. Lo guarda in modo distaccato, come se la sua presenza non lo riguardasse.
“ Hai sentito? Togli quelle pietre!”
“ Sono solo pietre.”
“Toglile.”
Il dito del soldato si avvicina pericolosamente al grilletto.
L’uomo non si muove.
Il viso del soldato sembra deformarsi nello sforzo di riuscire a trattenere la propria rabbia. Ha conosciuto solo morte e desolazione. Rabbia e miseria. Fame e insulti. Il dito si contrae.
La deflagrazione rimbalza nella valle di colle in colle, lasciando dietro di se un silenzio improvviso.
< Sono solo delle pietre> pensa il soldato mentre scava una fossa per seppellire l’uomo che ha appena ucciso. < Valeva la pena morire per delle pietre? >
Solo nel chinarsi per raccogliere le pietre sopra la tomba del suo compagno d'armi si rende conto della presenza delle altre sepolture, in successione una dopo l’altra in un infinito perpetuarsi di un destino ineluttabile.
Rimane fermo sopra quella tomba, con le pietre in mano che lentamente gli scivolano a terra, rotolando lontano fino a confondersi con il suolo.
Lo scatto metallico del percussore che introduce il proiettile in canna, e le parole sputate come veleno alle sue spalle non lo sorprendono. Guarda in faccia il suo prossimo carnefice intento a ripetere l’ordine.
“ Rimettile a posto!”
“ No. Con mille pietre si può costruire una casa. Con alcune si può distruggere il
mondo. Lasciale stare dove si trovano, confuse con le altre.”
“ Sono solo pietre. Rimettile a posto.”
“ Lì dove stanno sono solo pietre. Messe insieme sono di più. Molto di più.”
Il viso del soldato sembra deformarsi nello sforzo di riuscire a trattenere la propria rabbia. Ha conosciuto solo morte e desolazione. Rabbia e miseria. Fame e insulti. Il dito si contrae.
Il silenzio avvolge la valle e i colli che la circondano, lasciando dietro di se un dubbio.
Forse una speranza.
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