Scritto da © nunzio campanelli - Gio, 04/04/2013 - 13:43
Oggi farò il buono, ho detto questa mattina appena mi sono svegliato. Infatti, uscito di casa, prima di ogni altra cosa sono andato in banca.
“Fruttifero o del Tesoro?” chiede il cassiere quando viene messo a parte dei miei propositi.
“Il tesoro, il tesoro, voio il tesoro dei pirati.” Urla piangendo un bambino alla mamma.
“Zitto. Prima la scuola. Poi, se sarai stato bravo, potrai vedere il film.
“Ben detto signora. Prima il dovere, poi il piacere.” Ribadisce un avventore che passava per caso.
“Macché piacere e piacere. E poi, scusi lei dove va, questa è una banca, vada a passeggiare altrove.” Rintuzza il cassiere che mi cerca senza trovarmi. Poi mi vede mentre sto per uscire.
“Senta lei, dove va, e il buono?”
“Fruttifero?”
“O del Tesoro.”
“…il tesoro, il tesoro dei pirati.”
“E no checcazzo, l’avevo calmato proprio adesso. Vabbè, ti porto al cinema:”
“Signora! E il dovere?”
“Lei! Le avevo proibito di passeggiare qua dentro. E lei, laggiù, dove va. Il buono?”
Sento il bisogno di scappare da quella specie di gorgo dove sembra che lo spazio e il tempo si stiano avvitando su se stessi. Esco di corsa e mi infilo dentro a un bar.
“Caffè e brioche!” dico al barista.
“Prego, faccia il buono alla cassa.”
“Caffè e brioche!” recito all’avvenente cassiera.
“Ha già consumato o deve consumare?”
La guardo concupiscente, la lingua fantozziana fa capolino ai lati della bocca, emetto gemiti soffocati. Poi rientro in me.
“Come scusi?”
“Sa, la mia premessa è necessaria visto che potremmo trovarci di fronte all’eventualità che ella abbia già provveduto alla consumazione della sua colazione, nel qual caso mi corre l’obbligo di rilasciarle lo scontrino munito di un piccolo strappo laterale, mentre invece nel caso la questione riguardi… ma, dov’è andato, scusi signore dov’è?”
Un piccolo tonfo della porta mentre si richiude accompagna la mia uscita da quello strano locale.
Proprio allora mi transita a fianco di corsa un’allegra e vociante scolaresca, inseguita a stento da alcune affannate maestre.
“Fate i buoni, se potete!” grido a quei bambini, citando San Filippo Neri.
Come dite? Non era proprio così, ho mescolato la famosa frase con uno slogan pubblicitario?
Fate i buoni, se potete.
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