Scritto da © Il terrone - Gio, 26/11/2009 - 16:44
In onore dei partecipanti, degli organizzatori, dei relatori e di coloro che hanno contribuito alla presentazione della mia prima raccolta di versi in vernacolo dal titolo “Acqua ti fiume”, Poesie…diciamo così, in dialetto, mi sono permesso di regalarvi questo piccolo pensiero.
Na sera ti paru
La raggia strazzò li jesti.
Chiamò ti nuembre,
na sera comu totte l’addhre
moti cristiani cu llu core piertu,
fiatandu,
ddiscitò li lengue ca mai eranu mpannatu.
Li razze li fece ddintare nuegghe ti bbandiere,
li carni, rosse pale ca fascianu jentu.
Springendu li palore ti l’amicu
pi llu mundu.
Serata in compagnia
La rabbia strappò le vesti.
Chiamò in una normale sera di novembre
le genti in dolce gesto,
svegliò con un piccolo soffio quelle lingue mai sopite.
Costruì con le braccia nuvole di colorate bandiere,
fece dei loro corpi potenti pale per il vento.
Spingendo la poesia dell’amico
verso l’infinito.
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