E si poetava nella gabbia
di plastica e cemento
nei sorrisi sporchi
dei despoti di amianto
e ci parlò la rabbia
con la sua bocca amaranto
quando pensare fu messo fuorilegge.
Ci diedero un futuro niente male
protetto da segreto industriale
nei liberi mercati
di monopoli legalizzati
lustravi scarpe
pronte a colpire il tuo culo
una volta e ancora una volta.
Comprammo le nostre scelte
con carte prepagate
tra "ti amo" tossici
ad aziende imparruccate.
Nei cervelli insonorizzati dalla televisione
non si vedeva traccia del nostro ottobre rosso
mentre annoiati stavamo a guardare
un pezzo di sogno privatizzato
da imprenditori senza portafogli.
E il narcotico mediatico iniettava la sua dose
"io sono l'imprenditore dio tuo
io sono l'imprenditore dio tuo
io sono l'imprenditore dio tuo
non avrai altro ladro all'infuori di me"
E il narcotico mediatico arruolava nuovi servi
e fu slogan, fu inno e poi lobotomia
noi eravamo la sola anomalia
pilotavamo un battello in avaria
e i nostri passi
i nostri passi
i nostri passi
non li sentimmo più.
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