Scritto da © Stefania Stravato - Mer, 25/07/2012 - 19:35
ecco, è il limite lineare
questo crescere in alto di foglie che tagliano i polsi
mentre le sposto dagli occhi, dove piove
e da qui guardo il mare che sei. come mi dici gli abissi,
dei naufragi. la lunga durata delle correnti
quando le coste spasimano e il silenzio
è un affresco di stracci
allora. senti, non muovere l'isola sulla notte,
io verrò a morirci sempre sulle sue pietre
sotto il fiore dell'agave, che non c'è cura per il morbo
che infetta il sole nelle vene
non si annodano pezze d'alba
per calarsi dai muri di sale. fossi gabbiano,
ma ho sorte di sabbia
tu, di irrimediabile marea.
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