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Non Ho Peli Sulla Lingua

Non ho peli sulla lingua

 
Quel che devo dire lo dico e l’ho sempre detto, non ho mai avuto grandi filtri inibitori.
Quella che vado a descrivere è l’epilogo di una imbarazzante storia di sesso sterile, con bionda facile modello hostess che non ha mai volato in vita sua, ma che altro non potrebbe fare che la hostess volando senza ali in svariati letti di albergo.
Conosciuta in una ovvia discoteca, ricordarsi il nome mi e’ impossibile, sia il nome della discoteca che quello della cavallona bionda, dalle mille idee bislacche che mette in pratica per rifarsi di un ego ferito da colui che non ha peli sulla lingua, e anche da altre parti. Uno che dice quello che deve dire senza mettere i debiti freni ad una lingua fatta non solo per languidi baci e ispezioni ampiamente sessuose.
Dalla discoteca si esce storditi di alcol, pancia e testa piena di martini e vodka adottati quella sera come bevanda leggera per pasteggiare a suon di sushi e sashimi, che personalmente odio ma alla tipa (credo Barbarella fosse il nome, il nome del locale, intendo) ,alla tipa piacevano parecchio e la cosa triste era che presa da attacco compulsivo di alcol fame e sushi aveva cominciato ad imbarcarsi nelle strade tortuose di una spiegazione non richiesta della differenza tra sushi e sashimi.
«Allora il sashimi è semplicemente del pesce crudo di qualsiasi tipo. Di solito il sashimi si mangia con un po’ di salsa di soia, oppure senza niente. Il sashimi ha un gusto tutto suo che non puoi trovare in nessun altro tipo di piatto. E' un gusto forte e allo stesso tempo delicato.Il sushi e sashimi… bla bla … alcuni tipi ad esempio l'hosomaki che è formato da una piccola pallina di riso con dentro un filettino di pesce e avvolta con dell'alga nori… bla e ancora bla»
Le ho chiamate strade tortuose perché la tipa, di nazionalità ancora a me ignota (ignota, per assonanza si sposa con mignotta, guarda caso) sapeva solo parlare inglese, e io l’inglese tendo a masticarlo poco e solo quando non mastico altro, o sicuramente quando non sono pieno di alcol e concentrato sul sesso a venire. Le mie parti ad un metro circa da terra però non davano alcun segno di voler partecipare alla serata, per il momento. Se trovano una cavallona che straparla e lo fa con la bocca piena, con bei denti in bella mostra cosparsi di hosomaki, le mie parti basse se ne stanno per i fatti loro, a riposo e con sola misera funzione idraulica.
Non ho peli sulla lingua, come detto, avevo voglia di fare porcellate e non sopportavo vederla parlare con la bocca piena. Almeno con la bocca piena di cose che non appartenessero a me, quella sera. Le dissi di finire di parlare che mi stava riempiendo di pezzi di sushi sulla camicia, le feci capire che della storia del riso con pesce non me ne importava una sega e che invece sega era la materia che occorreva cominciare a trattare.
Iniziò così una nottata fatta di girandole improbabili, lenzuola irriconoscibili, un trionfo di umori sapori capelli e pelli, intrecci e virtuosismi inenarrabili. Non li narro infatti, tutte cazzate. Fu una dozzinale accoppiata, a quella piaceva parlare e a ma scopare. Che forse avessi realmente rimorchiato una seria ragazza e non una bagascia professionista?
Il dubbio durò pochi secondi.
Quando mi disse si cominciare ad allungare le mani verso il portafoglio e non verso di lei, ebbi l’esatta certezza che era effettivamente un ignota mignotta. Non avendo peli sulla lingua le dissi, probabilmente con la voce impastata tipica del mattino, che rispetto alle mie attese e alla navigata esperienza che lei sembrasse avere, quella notte era sembrato di avere scopato in un circolo di suore a riposo, peraltro non depilate con cura, cosa alla quale tengo in modo viscerale.
“Modo viscerale” in inglese non ho veramente idea di come io lo abbia potuto tradurre, sta di fatto che i soldi se li prese con una voracità che a letto non mi ricordavo avesse dimostrato, mi piantò un medio spettacolare e si chiuse in bagno per le sue abluzioni del dopo spettacolo notturno.
Spettacolo… forse per lei.
La tipa (Bastarda, forse era il suo nome) pareva avesse otto culi e dieci vagine da lavare, considerando il tempo trascorso in bagno. Io dovevo pure pisciare entro pochi secondi, altrimenti avrei dovuto ripiegare in cucina, azione decisamente poco elegante e igienica. Per un attimo pensai di bussare e chiedere se fosse tutto a posto, per un attimo mi venne il dubbio che stesse male o magari piangendo per le ferite inferte dalle mie parole sbiascicate nel dormiveglia postalcolico.
Solo per un attimo, appunto, pensai di bussare, perché l’attimo dopo ero in cucina a dare sollievo alla vescica ormai stressantissima. Cronometricamente lei uscì per andarsene a fare la hostess senza ali da altre parti, mi mandò a fare in culo in inglese perfetto accompagnano la brutta parola con un:
«Sai sicuramente meglio pisciare che scopare. E ti puzza l’alito la mattina. Regolati.»
Non ero un bello spettacolo effettivamente, immaginate la scena. Imbarazzatissimo riuscii a ricambiare il vaffanculo appena prima che sbattesse la porta. “Ma va a farti sbattere da qualcun altro, cretina…”
Si effettivamente dopo quella serata di pesce marcio e mix di bevande che non ricordo, il fiato mi puzzava non poco, era il caso di intervenire.
Per cui:
Riprendo possesso del mio bagno, un buon profumo di lei e’ rimasto ad aleggiare tra bidet e lavandino, luce calibrata appena per non ferire occhi arrossati, prendo spazzolino e dentifricio apro acqua mi chino e comincio a strofinare con voga. Ho necessità di levarmi il sapore di quella notte da dentro la bocca. Mentre levo quel sapore, un altro si impadronisce di bocca lingua e narici, roba sconosciuta, non facente parte dei gusti immagazzinati in 45 anni.
Mentre continuo a strofinare prendo in mano il tubetto di dentifricio, Pasta Del Capitano, non mi ero sbagliato, ma quella sembrava più Pasta Di Merda, la cosa comincia a preoccuparmi e inizio ad avere voglia di vomitare. Lavo sputo risciacquo e quell’odore (non era sconosciuto l’odore, il sapore si ma l’odore no…) mi sta facendo stare male.
Riprendo in mano il tubetto di dentifricio.  Pasta Del Capitano. In bocca mi brucia tutto che penso di morire, mi guardo intorno preso dal panico, lavo sputo e risciacquo e intanto penso che non ho neanche il ghiaccio in frigo. Mi cade l’occhio su una scatola fuori posto nel mobiletto usato una volta da mia moglie (ex moglie da pochi mesi, per la verita'), sto con la bocca e gola in fiamme e con il vomito a due centimetri dall’ ugola . Guardo di cosa si tratta,
NAIR, Sensitive Hair Removal Cream. Tubetto all’interno spemuto a cazzo. Sento l'odore.
Vomito. Vomito e mi libero di pesce marcio e rimasugli di roba antecedente. E poi penso.
Geniale. Quella troia era riuscita a svuotare parte del dentifricio e sostituirlo con la crema depilatoria spremendola dentro a pressione, tanto per ripagarmi delle offese e del mio “sei poco accuratamente depilata”.
Cazzo mi ha depilato lei ora.
Non ho peli sulla lingua, ad onore del vero ora non ne ho neanche su denti e gengive.
Ricresceranno, e quelli sulla lingua credo che li farò ricrescere prima possibile.
 
Fine

(Racconto di Max Pagani, il suo generatore stavolta e' riamasto solo a guradare, imbarazzatissimo...)

 

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