Scritto da © miresol - Sab, 04/09/2010 - 11:00
Non
l’inabissarsi degli occhi
oltre il cielo,
non
l’urlo del sangue
dentro il corpo caverna,
non
spigoli vivi
contro polsi sottili,
non questo, ma altro
a decretare lo schianto.
Gambe di bimba
per pendii selvaggi
a graffiarsi,
braccia estatiche
sotto il sole
a deludersi,
occhi di fiera
tra le sbarre delle ciglia
a incatenarsi
e voce, voce stretta
in un pugno
a domandarsi.
E tutto questo
ancora non è schianto,
piuttosto soffio
che arranca sulla terra,
velo d’amaro
offerto all’esistenza.
Ma l’ombra densa
di pareti ottuse
è invece nodo
che soffoca
la gola,
ci sono crolli
che non fan rumore.
Resta il tuo corpo
Vivo
di parole.
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