Scritto da © Nievdinessuno - Gio, 02/02/2017 - 08:43
La barba è acerba
come un acino d'uva
nutrito dal verde,
e le vesti,
sono stracci bianchi
in cui tingere il niente.
Sono immobile,
incapace di tessere una trama,
spiegare alle cose
come quei ricami
hanno fatto da padri
alle orbite.
Quel giorno,
hai sfogliato ogni fibra
cercando una clinica
per ogni dramma,
e di ogni dramma
il loro ricorrere
a una cura.
Raccolto uno sgomento
nel tempo di semina,
hai steso le braccia
dove ho deposto un dolore,
poi hai battuto al petto
ed aperto un porticato,
e mi hai spinto oltre
la bellissima manovra
con cui spiravi il cosmo
nel mio centro.
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