Scritto da © Nievdinessuno - Sab, 25/01/2014 - 13:46
Infinite scritture pavoneggiano
lo scalare di pareti illuminate
mosse dall’angolo più acre del profumo
di una donna,
di rosa, neve, sa di parole
addossate a momenti di scrittura
forse accarezzata
da lontani sgomenti passati
a credere che le forme
sono spontanee creature
di qualcosa nel tempo.
Mentre paesaggi mischiano
i segni alle fattezze di un uragano
su sponde di sere distese nel bianco
gonfiore delle nebbie,
dentro miscugli, lei
è immagine rovesciata
si guarda da un oblò
attraverso realtà lineari,
richiami di una carezza
al centro di un volto
masticato da subdole imitazioni
di qualcosa che sa di noi.
lo scalare di pareti illuminate
mosse dall’angolo più acre del profumo
di una donna,
di rosa, neve, sa di parole
addossate a momenti di scrittura
forse accarezzata
da lontani sgomenti passati
a credere che le forme
sono spontanee creature
di qualcosa nel tempo.
Mentre paesaggi mischiano
i segni alle fattezze di un uragano
su sponde di sere distese nel bianco
gonfiore delle nebbie,
dentro miscugli, lei
è immagine rovesciata
si guarda da un oblò
attraverso realtà lineari,
richiami di una carezza
al centro di un volto
masticato da subdole imitazioni
di qualcosa che sa di noi.
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