Scritto da © Nievdinessuno - Sab, 01/03/2014 - 13:58
Corpi che chiedono fame
sono la promessa
di un ricordo ombelicale
quando la gabbia è un pollaio di mani
si piega il mare a imbuto
quanto il dorso di un’ingenua sentenza
o l’amorevole abbraccio di una vertebra,
incaricata di sollevare
una falsa comunione dei remi,
tra le gambe
calate come reti
al fianco di una loro sclerosi.
Tempo rifatto a una maniera
di pesare il mangime
illusione
sull’uso di sole mani come cucchiai.
Dove la saliva arriva bianca
è una lingua universale
dell’impronta nera
ancorata
tra le funzioni orizzontali
del palato
che riposa la premura della vocale
sul fondo di un urlo.
Prima dello spettacolo delle falene,
per notti
origliate
da un orgoglio di zanzare
su le nocche
alloggio per le punture
in tiro alle caviglie.
Laddove
a temere il lungo sgomento
era un insieme di nodi e pelle,
i legacci del cuoio allarmati
dal verbo di chiamare fratelli
i minuti rimasti
a tentare di interpretare la fine.
Una soglia
il porto, un varco infinito,
una metropoli di sordi
respiri comunicanti
su le assonanze di una promessa
che possa stralciare la voglia
di una destinazione perfetta.
sono la promessa
di un ricordo ombelicale
quando la gabbia è un pollaio di mani
si piega il mare a imbuto
quanto il dorso di un’ingenua sentenza
o l’amorevole abbraccio di una vertebra,
incaricata di sollevare
una falsa comunione dei remi,
tra le gambe
calate come reti
al fianco di una loro sclerosi.
Tempo rifatto a una maniera
di pesare il mangime
illusione
sull’uso di sole mani come cucchiai.
Dove la saliva arriva bianca
è una lingua universale
dell’impronta nera
ancorata
tra le funzioni orizzontali
del palato
che riposa la premura della vocale
sul fondo di un urlo.
Prima dello spettacolo delle falene,
per notti
origliate
da un orgoglio di zanzare
su le nocche
alloggio per le punture
in tiro alle caviglie.
Laddove
a temere il lungo sgomento
era un insieme di nodi e pelle,
i legacci del cuoio allarmati
dal verbo di chiamare fratelli
i minuti rimasti
a tentare di interpretare la fine.
Una soglia
il porto, un varco infinito,
una metropoli di sordi
respiri comunicanti
su le assonanze di una promessa
che possa stralciare la voglia
di una destinazione perfetta.
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