Scritto da © Nievdinessuno - Mar, 14/06/2016 - 08:58
Più della carne
non è un’anima
a gettare come semina
le vispe occhiate
di divoranti muse,
né le gambe, né i seni
specchi e religioni
con le forme giocano
a un primo sangue
da un cuscino di palpiti,
dove a notte
falsa sapienza
poggia l’oroscopo
nei simboli di un rebus incolto.
Il giorno dopo
ricordo agli astri
la figlia di Venere,
non era genitrice di arpie
né creatura per inetti,
forse adesso
è bruciatura nascosta
di una pelle scura e tinta,
fatalità di una giovinezza
ancora da mangiare,
o forse
una mancanza
che su la testa scalcia
coriandoli di cristallo
come fossero neve,
così in una ciocca
il taglio obliquo
fa pace e rinnega
direzioni tra i capelli
sono tutte uguali
soltanto per chi ci crede.
non è un’anima
a gettare come semina
le vispe occhiate
di divoranti muse,
né le gambe, né i seni
specchi e religioni
con le forme giocano
a un primo sangue
da un cuscino di palpiti,
dove a notte
falsa sapienza
poggia l’oroscopo
nei simboli di un rebus incolto.
Il giorno dopo
ricordo agli astri
la figlia di Venere,
non era genitrice di arpie
né creatura per inetti,
forse adesso
è bruciatura nascosta
di una pelle scura e tinta,
fatalità di una giovinezza
ancora da mangiare,
o forse
una mancanza
che su la testa scalcia
coriandoli di cristallo
come fossero neve,
così in una ciocca
il taglio obliquo
fa pace e rinnega
direzioni tra i capelli
sono tutte uguali
soltanto per chi ci crede.
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