Scritto da © Hjeronimus - Gio, 16/09/2010 - 18:26
Scorrono come istantanee su una pellicola e con l’illusione del movimento perfettamente mimetizzata – e sono i nostri giorni inutili, pur con tutto l’”effimero barocco” del chissacché di pseudo-memorabile e di pseudo-fondamentale che contengono. Tutto lo sforzo attuato onde toccare traguardi, mostra infine la sua irragionevolezza al momento del suo compimento, quando raccogli quello che hai seminato e afferri la pena che ne era valsa… e allora: ne è valsa davvero la pena?
La pena è il mare in cui navighiamo, nulla ce ne affranca. Gli ideali bisogna non vederli mai realizzati, perché la realtà li stronca, li rade al suolo – come accade a quegli psicopatici che, identificando davvero denaro e felicità, finiscono per annegare infelici in un oceano d’oro.
La fretta e la fatica fanno stravedere coloro che si credono “impegnati”. Le lucciole di sentirsi importanti, anzi insostituibili, fanno scherzi strani all’umanità e così ci si precipita sul primo Golgota disponibile a tentare di farsi crocifiggere per salvare il mondo… ma il mondo è sempre salvato dal menefreghismo e chi si è immolato per chissà quale scopo trascendentale per il genere umano, si capisce immediatamente che non era così trascendentale – e la morte ideale, si scopre, è altrettanto transitoria ed evanescente del vivere…
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