Scritto da © Anonimo - Gio, 29/10/2009 - 16:53
Ero entrato scegliendo la porta più nascosta
come capita al dolore
- ai lucci sui salti delle uova -
timido quanto un neonato in guerra.
Lei era stata abile combustibile d’ansia
come farebbe a gennaio un camino che improvvisa giugno.
Lui aveva sparso il suo scirocco caldo dopo le piogge nell’avventura degli occhi.
Lei era ampia oasi di palme e di parole;
lui, tabernacolo improvviso nella navata del sole.
E poi la casa
virtuale abbraccio con un vociar di tenda
che apre l’orizzonte.
Infine l’acqua immensa
come un dono di fervore
sulla pietra ancora ignota
dell’oscuro nuovo autore.
Mi dona un filo agli aghi della luna
il rammendare un merito che non ho.
A Manuela
Ad Ezio
Alla Redazione.
Grazie.
Ferdinando Giordano (Gil)
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