Scritto da © Max - Mer, 25/01/2017 - 13:54
Se ne stava sotto la pioggia, il paracqua chiuso e fradicio come il suo corpo. Brividi lo scuotevano, incapaci di rallentare i battiti del cuore innamorato, un fantoccio zuppo e irriconoscibile che teneva in mano un ammasso ormai indistinto di rose rosse a capo chino come la sua testa dai capelli ribelli. Lei era nella sua immaginazione o forse era un pensiero radicato che si sarebbe trasformato in un corpo flessuoso ancheggiante sotto l'acqua verso di lui. I passanti lo scrutavano, andando di fretta, mentre non capivano l'immobilità di quell'uomo dai vestiti grondanti acqua, lacrime e sopportazione. Sì, piangeva per la spesa dei fiori, dell'abito Boggi da buttare, per le scarpe Ferragamo ormai fradicie. Poi attraverso lo schermo appannato degli occhiali vide lei, più fradicia di lui, che gli correva incontro sui tacchi alti, l'abito incollato ai fianchi, espressione di uno charme sensuale e complementare.
Si ripararono nell'androne di un palazzo, farfugliando scuse e parole d'amore. Il portiere afferrò in tempo il mazzo delle rosse dal rosso sbiadito, mentre loro due distendevano i corpi sul pavimento di marmo rosa a celebrare una nuova promessa d'amore. Il portone si richiuse pesantemente . Avrebbero goduto della leggerezza di quell'amore fradicio di pioggia.
Si ripararono nell'androne di un palazzo, farfugliando scuse e parole d'amore. Il portiere afferrò in tempo il mazzo delle rosse dal rosso sbiadito, mentre loro due distendevano i corpi sul pavimento di marmo rosa a celebrare una nuova promessa d'amore. Il portone si richiuse pesantemente . Avrebbero goduto della leggerezza di quell'amore fradicio di pioggia.
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