Scritto da © Max - Mar, 21/02/2017 - 15:16
Al Commissariato di zona era in servizio come centralinista l’agente Sebastiano Boccadifuoco . Ancora non aveva preso dimestichezza con la sofisticata centralina i cui tasti erano di uso oscuro per la sua mente di carusu di campagna. Si confondeva spesso nel trasferire le chiamate e ne nasceva un caos totale. Quel pomeriggio di fine estate era seduto rigido e teso a fissare la macchina infernale che temeva ma non quanto il Commissario Carmelo Puzzanghera. Non sapeva decidersi quale disgraziata sorte scegliere tra le due alternative: rispondere al telefono o sopportare le sfuriate dell’irascibile superiore. Il tasto rosso si accese, evidente segnale di una chiamata in arrivo.
Sebastiano Boccadifuoco rabbrividì e sentì che la pelle del viso diventava paonazza, il sudore gli colava giù per la schiena e le gambe gli tremavano. Gli squilli proseguirono implacabili finchè si spalancò la porta a vetri dell’ufficio del commissario. Apparve con uno sguardo torvo Carmelo Puzzanghera, curioso di capire perché Boccadifuoco non rispondeva. Prima si era concentrato nella risoluzione di un cruciverba facilitato che gli aveva creato dei dubbi atroci perché erano molte le risposte che non sapeva fornire. La sua mente, sottile come un capello, era stata scossa da uno squillo insistente e inopportuno che lo aveva messo a disagio finchè non si era accorto che la parola incriminata di 7 lettere era proprio “squillo”. Balzò dalla poltrona girevole e spalancò la porta. Boccadifuoco sgranò gli occhi atterriti e con scatto fulmineo sollevò la cornetta.
- Cu...commi...ssaria...to di zooo...naaa. Sugnu l’aggente Bocca...di...fuoco. A di...spo...si...zio...ne!
Il commissario agguantò la cornetta e con voce ferma rispose, qualificandosi. Scattò sugli attenti : - Comandi, signor Questore! ...Certo, sarà fatto! ... Il tempo di prendere la pratica e...non dubiti... la richiamerò entro cinque minuti...Comandi!
Boccadifuoco non si accorse nemmeno di essere stato sollevato in aria dalla furia di nome Carmelo Puzzanghera che si abbattè su di lui come un tornado. Lo incollò al muro e gli disse solo queste parole: - Boccadifuoco, sei stato promosso! In Sicilia te ne torni e con un biglietto di sola andata... u capisti? Lì, a Carini, darai sfoggio della tua ignoranza e riceverai tanti calci in culo da rimbalzare come una palla...E me devi ringraziare can nun ti fazzu trasferiri nell’isola di Ponza! ...Sparisci dall’uocchi mia!
Boccadifuoco s’inginocchiò e gli baciò le mani come se fosse u Padrino. Poi gattoni arretrò e uscì dall’ufficio, sentendosi miracolato!
Il commissario si accese una Mallbero e aspirò profondamente come deve fare un masculo che non deve chiedere mai. Chiamò l’agente Predabissi e gli ordinò di prendere il posto di quello sciagurato di Boccadifuoco. Amedeo Predabissi gongolò in cuor suo perché finalmente entrava nelle grazie del superiore che ammirava tanto. Era un leccapiedi nato che avrebbe scavalcato il corpo di un amico pur di mettersi in mostra, abile a far fronte ad ogni situazione e a trovare una soluzione dove magari altri non arrivavano. Si sedette trionfante e accettò con aria di superiorità la prima telefonata del suo nuovo incarico.
Il commissario si presentò dal questore con la pratica del delitto Mostardelli, l’industriale di conserve di pomodoro trovato morto... mentre aiutava la segretaria a... inscatolare le lattine di salsa sulla scrivania del suo ufficio. Era stata tale la foga che s’era preso un infarto ed era morto stecchito con le brache abbassate nell’adempimento del dovere. Lasciava la moglie e quattro figli in tenera età.
Il questore chiese che il caso fosse trattato col dovuto riserbo per non creare scandalo negli ambienti bene della città. Del resto era morto d’infarto, non c’era altro da aggiungere...
Carmelo Puzzanghera si disse che avrebbe interrogato la segretaria di Mostardelli...
Ritornò alla Centrale e si mise a scartabellare il fascicolo del delitto Zuppantini. Tutte le prove gravavano sul proprietario dell’azienda avicola “ Uovo fresco zabaglione lesto” che ancora non aveva confessato l’assassinio della moglie Colomba Pedretti. Astolfo Zuppantini aveva telefonato al commissariato denunciando la scomparsa della moglie. Il Commissario aveva scoperto che la donna non si era allontanata da casa e che il marito mentiva spudoratamente.
Non era vero che l’aveva vista per l’ultima volta alle 17.00 del 10 settembre perché la vicina di casa e amica della povera signora Colomba aveva riferito di averli sentiti litigare alle 18.15, mentre preparava le crocchette di patate e funghi per la cena. Poi nulla più.
Carmelo Puzzanghera sfogliava le pagine per riordinare le idee ed era sempre più convinto che il marito avesse fatto sparire il corpo della donna. Lui continuava a negare e affermava che la moglie aveva un amante, motivo per cui l’aveva lasciato. Durante l’interrogatorio Astolfo Zuppantini aveva dato alterni segni di lucidità e di follia alienante, ora piangendo ora ridendo.
Il commissario aveva serrato l’interrogatorio con domande incalzanti che avevano fatto cadere in contraddizione il teste. Poi, visto che era pronto a confessare, gli domandò:
-Astolfo Zuppantini, perché avete ucciso vostra moglie? Dov’è il suo corpo?
-Mi tradiva… da tempo…Lui veniva a rifornirsi delle uova e…la corteggiava… non sono stupido … Avevo capito che c’era una tresca tra loro… Ieri le ho chiesto di dirmi la verità, ma lei ha continuato…a raccogliere le uova. Si è poi fermata a guardare alcune galline che sembravano apatiche …e col collo penzoloni. Le ho detto che non mi poteva sviare dai miei sospetti…io l’amavo, l’amavo!
-Continui, non stiamo a menare il can per l’aia…
- Mi disse che le galline soffrivano…stavano covando…qualcosa. Cosa potevano covare se non le uova? Si voleva prendere gioco di me! Io l’amavo…l’amavo!
-E allora cosa accadde? La uccise?
- Non seppi trattenermi e... l’afferrai al collo, stringendolo con tutte e due le mani…finchè non si accasciò ai miei piedi. Anche lei covava qualcosa…come le galline! E allora trascinai il suo corpo nel pollaio tra le galline… le sue amiche… Ahhhhaaahhahah! Sapeva covare bene!
Carmelo Puzzanghera si chiese se anche la sua donna covava qualcosa… ma lei sapeva che a lui non piaceva la frittata.
Sebastiano Boccadifuoco rabbrividì e sentì che la pelle del viso diventava paonazza, il sudore gli colava giù per la schiena e le gambe gli tremavano. Gli squilli proseguirono implacabili finchè si spalancò la porta a vetri dell’ufficio del commissario. Apparve con uno sguardo torvo Carmelo Puzzanghera, curioso di capire perché Boccadifuoco non rispondeva. Prima si era concentrato nella risoluzione di un cruciverba facilitato che gli aveva creato dei dubbi atroci perché erano molte le risposte che non sapeva fornire. La sua mente, sottile come un capello, era stata scossa da uno squillo insistente e inopportuno che lo aveva messo a disagio finchè non si era accorto che la parola incriminata di 7 lettere era proprio “squillo”. Balzò dalla poltrona girevole e spalancò la porta. Boccadifuoco sgranò gli occhi atterriti e con scatto fulmineo sollevò la cornetta.
- Cu...commi...ssaria...to di zooo...naaa. Sugnu l’aggente Bocca...di...fuoco. A di...spo...si...zio...ne!
Il commissario agguantò la cornetta e con voce ferma rispose, qualificandosi. Scattò sugli attenti : - Comandi, signor Questore! ...Certo, sarà fatto! ... Il tempo di prendere la pratica e...non dubiti... la richiamerò entro cinque minuti...Comandi!
Boccadifuoco non si accorse nemmeno di essere stato sollevato in aria dalla furia di nome Carmelo Puzzanghera che si abbattè su di lui come un tornado. Lo incollò al muro e gli disse solo queste parole: - Boccadifuoco, sei stato promosso! In Sicilia te ne torni e con un biglietto di sola andata... u capisti? Lì, a Carini, darai sfoggio della tua ignoranza e riceverai tanti calci in culo da rimbalzare come una palla...E me devi ringraziare can nun ti fazzu trasferiri nell’isola di Ponza! ...Sparisci dall’uocchi mia!
Boccadifuoco s’inginocchiò e gli baciò le mani come se fosse u Padrino. Poi gattoni arretrò e uscì dall’ufficio, sentendosi miracolato!
Il commissario si accese una Mallbero e aspirò profondamente come deve fare un masculo che non deve chiedere mai. Chiamò l’agente Predabissi e gli ordinò di prendere il posto di quello sciagurato di Boccadifuoco. Amedeo Predabissi gongolò in cuor suo perché finalmente entrava nelle grazie del superiore che ammirava tanto. Era un leccapiedi nato che avrebbe scavalcato il corpo di un amico pur di mettersi in mostra, abile a far fronte ad ogni situazione e a trovare una soluzione dove magari altri non arrivavano. Si sedette trionfante e accettò con aria di superiorità la prima telefonata del suo nuovo incarico.
Il commissario si presentò dal questore con la pratica del delitto Mostardelli, l’industriale di conserve di pomodoro trovato morto... mentre aiutava la segretaria a... inscatolare le lattine di salsa sulla scrivania del suo ufficio. Era stata tale la foga che s’era preso un infarto ed era morto stecchito con le brache abbassate nell’adempimento del dovere. Lasciava la moglie e quattro figli in tenera età.
Il questore chiese che il caso fosse trattato col dovuto riserbo per non creare scandalo negli ambienti bene della città. Del resto era morto d’infarto, non c’era altro da aggiungere...
Carmelo Puzzanghera si disse che avrebbe interrogato la segretaria di Mostardelli...
Ritornò alla Centrale e si mise a scartabellare il fascicolo del delitto Zuppantini. Tutte le prove gravavano sul proprietario dell’azienda avicola “ Uovo fresco zabaglione lesto” che ancora non aveva confessato l’assassinio della moglie Colomba Pedretti. Astolfo Zuppantini aveva telefonato al commissariato denunciando la scomparsa della moglie. Il Commissario aveva scoperto che la donna non si era allontanata da casa e che il marito mentiva spudoratamente.
Non era vero che l’aveva vista per l’ultima volta alle 17.00 del 10 settembre perché la vicina di casa e amica della povera signora Colomba aveva riferito di averli sentiti litigare alle 18.15, mentre preparava le crocchette di patate e funghi per la cena. Poi nulla più.
Carmelo Puzzanghera sfogliava le pagine per riordinare le idee ed era sempre più convinto che il marito avesse fatto sparire il corpo della donna. Lui continuava a negare e affermava che la moglie aveva un amante, motivo per cui l’aveva lasciato. Durante l’interrogatorio Astolfo Zuppantini aveva dato alterni segni di lucidità e di follia alienante, ora piangendo ora ridendo.
Il commissario aveva serrato l’interrogatorio con domande incalzanti che avevano fatto cadere in contraddizione il teste. Poi, visto che era pronto a confessare, gli domandò:
-Astolfo Zuppantini, perché avete ucciso vostra moglie? Dov’è il suo corpo?
-Mi tradiva… da tempo…Lui veniva a rifornirsi delle uova e…la corteggiava… non sono stupido … Avevo capito che c’era una tresca tra loro… Ieri le ho chiesto di dirmi la verità, ma lei ha continuato…a raccogliere le uova. Si è poi fermata a guardare alcune galline che sembravano apatiche …e col collo penzoloni. Le ho detto che non mi poteva sviare dai miei sospetti…io l’amavo, l’amavo!
-Continui, non stiamo a menare il can per l’aia…
- Mi disse che le galline soffrivano…stavano covando…qualcosa. Cosa potevano covare se non le uova? Si voleva prendere gioco di me! Io l’amavo…l’amavo!
-E allora cosa accadde? La uccise?
- Non seppi trattenermi e... l’afferrai al collo, stringendolo con tutte e due le mani…finchè non si accasciò ai miei piedi. Anche lei covava qualcosa…come le galline! E allora trascinai il suo corpo nel pollaio tra le galline… le sue amiche… Ahhhhaaahhahah! Sapeva covare bene!
Carmelo Puzzanghera si chiese se anche la sua donna covava qualcosa… ma lei sapeva che a lui non piaceva la frittata.
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