Scritto da © mario calzolaro - Mar, 23/10/2012 - 22:22
Era nube di cavalli in fuga
nel bosco di aceri rosa di Kioto
e Saki -la bella-
"Fior di Speranza"
riposto il Tanto tra le pieghe dell'obi
lasciò che la fedele Hideko
le avvincesse di lacci
piedi e ginocchi
acchè dopo il Jigai
alcun occhio impuro
potesse offendere il riserbo
ed il suo intimo pudore.
Indossava un kimono superbo, lo stesso
che portava il giorno
in cui sposò Akashi, lo stesso
che l'adornò quando compì i venti anni,
preziosissima seta
cui gemme ed oro in ricami
donavano altro splendore,
e già fu della madre e della nonna
e della madre di questa.
Aveva avuto cura
Saki, la bella,
di indossare sotto i molti
strati del kimono,
un serico nagajuban,
una sottoveste
rossa come il sangue,
caldo, come i papaveri d'Agosto
e volle che Ryo e Nori
e Masami, sorelle quasi
dalla più tenera età
sonassero il Fue, per lei,
una volta sola, ancora.
e per lei i flauti di bambù
sussurrarono l'estremo saluto
con celesti note
che movevano verso l'alto
a carezzare gli usignoli.
Le avevano detto come il suo Akashi
avesse onorato il Seppuku
con la dignità e il coraggio
del guerriero
ch'era sempre stato
e che l'ultima parola
che pronunciò
mentre il Kaishakunin
gli spiccava il capo
con la pietosa katana
fu il suo nome,
il nome della sua sposa,
e fu nube di cavalli in fuga
sulla piana insanguinata.
Così baciò il Tanto,la sua
affilata lama,
come fosse la bocca dell'amato
e lo tenne stretto
al seno ancora,
Saki la dolce
"Fior di Speranza"!
Poi, un sol colpo,uno scatto,
un guizzo, un lampo
e la giugulare fu fontana
di rubini
e melagranata
in chicchi.
Quando la Terra bevve il suo Sangue
già Akashi le aveva preso la mano
e, come un tempo,
teneramente
la teneva tra le braccia.
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N.d A.:
TANTO : affilato coltello da eombattimento e cerimonie rituali.
OBI : è la fascia che cinge e stringe il kimono.
JIGAI: è l'equivalente femminile del Seppuku ( Harakiri per noi occidentali) ed è il
suicidio rituale che si attua recidendo la giugulare col Tanto.Chi vi si sottopone(va)
cingeva con lacci le ginocchia e/o i piedi al fine di impedire che i moti scomposti della
agonia potessero esporre impudicamente la suicida.
NAGAJUBAN: un particolare tipo di sottoveste.
FUE: tradizionale strumento a fiato di bambù.
SEPPUKU: a noi più noto come HARAKIRI. E' la classica forma rituale di suicidio.
Il suicida si pone in ginocchio con le punte dei piedi volte all'indietro ( per cadere in avanti, con onore) e si serve del TANTO.Il colpo viene rivolto al ventre ( ritenuto un tempo sede dell'anima) e, con decisione, da sinistra verso destra e poi dal basso verso l'alto.
KAISHAKUNIN:è persona devota al suicida e, possibilmente, molto abile nell'uso della KATANA( temibile ed affilatissima arma da taglio).A lui è affidato il decisivo e delicato compito di mozzare il capo al suicida dopo che lo stesso abbia praticato su se medesimo il SEPPUKU. Questo per impedire che il volto del suicida dopo l'"autosventramento" non debba subire contorcimenti con effetti stravolgenti sulla fisionomia.A mio avviso è anche un pietoso "colpo di grazia"!
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