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Lina era una bellissima ragazza  che abitava a Quartu Sant’Elena,  una cittàdina di mare vicino a Cagliari. Il suo papà  svolgeva un lavoro molto modesto,  che non gli consentiva di guadagnare tanto; così, quando  lei gli chiedeva i soldi,  per soddisfare qualche piccolo desiderio, come per esempio:  una girella per i capelli con le perline, le calze con le coccinelle, gli orecchini con il gufetto,  uno smalto per le unghie con i brillantini, l’ultimo libro del suo autore preferito (nei suoi desideri un libro c’era sempre),  un block notes tutto a fiorellini, dove scrivere i suoi segreti,  ecc.,   lui rispondeva sempre così:
 «Il libro vai a fartelo prestare in biblioteca, delle altre cose ne puoi fare a meno, i soldi servono per arrivare alla fine del mese».
Stanca di dover sempre rinunciare a tutto e di dover sempre restituire i libri, che dopo letti  per lei diventavano  come una parte di sé,   finito l’esame di maturità, per potersi procurare qualche soldino e rendersi un po’ indipendente, decise di inventarsi un lavoro e precisamente quello  di  vendere in spiaggia libri per bambini e giornaletti usati. Così andò dalla nonna (ricorreva sempre a lei nei momenti difficili ), si fece regalare un carrellino per la spesa,  che la nonna non utilizzava più - da quando la spesa  gliela faceva lei a turno con le cugine-  lo rivestì incollandoci alla rinfusa  le pagine di un Topolino ,  poi ogni giorno,  dopo averlo riempito con i libri e i giornaletti  che  trovava,  rovistando  all’alba,  nei contenitori per lo smaltimento della carta, lo trasportava  lungo la  spiaggia, urlando a squarciagola le prime parole che le venivano in mente:
« Per una bella storiellina, avvicinatevi da Linaa».
 «Vendo libri e giornaletti,  per tener buoni i vostri diavolettiii».
«Storie belle e giornalini, per far diventare i grandi piccini e  grandi i picciniiii».
« Per i bambini da  troppo tempo ammollo, è a prezzo stracciato la favola di  un pollo».
« La vita è bella con il sole, il mare e un libro per fantasticareeee».
« Per un solo soldino,  Lina vi dà  un Topolinooo».
In men che non si dica,  l’attenzione della gente si riversava su di lei, non solo per le cose che diceva,  ma anche per il suo abbigliamento - particolare importante che mi stavo dimenticando di raccontare -  per il quale in spiaggia anziché  Lina  la chiamavano GiornaLina. Sopranome più che azzeccato,  in quanto  si era inventata come divisa di lavoro un  graziosissimo prendisole e un cappello gigantesco (con un bel mazzo di fiori a un lato), che lei stessa aveva confezionato, usando solo carta di giornaletti.  Così conciata, suscitava  tanta tenerezza e   simpatia e, di conseguenza,  riusciva a vendere tutta la sua mercanzia,  senza nessuna difficoltà.  E non solo…
Un giorno, mentre  un nugolo di bambini frugava nel suo carrellino per scegliersi  un libro o un giornalino, le si avvicino sorridente un signore bellissimo, tutto abbronzato,  con una macchina fotografica a tracolla, che le disse:
« Signorina,  è da un po’ che la osservo. Ma lo sa che  lei è un tipino veramente interessante.  Mi permette di scattarle qualche foto? Sa, io sono un fotografo di moda, lavoro per  le sorelle  Zampillo  e devo dire che non avevo mai visto un  abitino così particolare».
Lei  gli rispose: «Mi sta prendendo in giro? Non ho tempo,  devo lavorare».
E lui di rimando:
 «La prego, le acquisterò tutta la mercanzia  e le pagherò anche i diritti d’immagine».
A quel punto lei accettò e così il fotografo cominciò a scattarle tantissime fotografie, suggerendole di volta in volta la posa:
« Sorrida».
«Abbassi lo sguardo».
« Guardi verso la Sella del Diavolo*».
«Si sieda vicino a quel castello di sabbia».
« Salga sopra la torretta».
E così via.
Finito il servizio fotografico,  la invitò a bere qualche cosa nel chioschetto, le firmò un bell’ assegno   e prima di salutarla le disse:
« Ti ringrazio per aver  posato per me. Posso darti del tu, vero? ».  Lei annui e lui continuò: «Sai,  io sono qui in Sardegna in vacanza e non conosco nessuno. So che domani notte alla rotonda ci sarà un ballo, dove bisogna presentarsi in coppia, vestiti in abito da sera. Ci sarà un premio per la ragazza che avrà l’abito più originale. Cosa ne dici se ci andiamo insieme? ».
Lei, senza pensarci troppo, quasi meccanicamente rispose  di sì e così si dettero l’appuntamento per le dieci di sera del giorno dopo.
Rientrata dalla spiaggia, Lina che poteva finalmente disporre di un bel gruzzoletto, andò subito in giro per negozi, per scegliersi un abitino da sera. Ma i prezzi erano troppo alti e, secondo lei, spendere tanti soldi per un abitino che avrebbe indossato una sola volta, era da deficienti; così rientrò a casa, con la gioia di sentirsi intelligente per non aver acquistato niente (fa anche rima), ma con la tristezza di dover rinunciare al ballo.
Il giorno dopo, però, cominciarono a venirle tanti sensi di colpa all’idea che quel fotografo l’avrebbe aspettata inutilmente; lui che era stato così gentile con lei e che oltretutto era troppo figo, più di Raul Bova e più dei principi delle favole che vendeva in spiaggia. Allora pensò che a lei di vincere il premio, come ragazza che indossa l’abito più originale, non gliene importava niente, ma di rivedere quel ragazzo e di piacergli le importava, eccome!!  Allora decise di confezionarselo lei l’abito e sapete con che cosa? Con i pizzi di carta velina che la nonna, soprattutto nel periodo di Pasqua e Natale, ritagliava per adornare la casa, mettendoli sulle mensoline delle vetrinette, sopra il cammino, come centro tavola, ecc. .  Del resto, se a lui era piaciuto tantissimo il prendisole fatto di carta, non avrebbe certo riso per il suo abito da sera fatto con lo stesso materiale. Così, mancavano pochissime ore all’appuntamento, andò di corsa dalla nonna, che in quattro e quattr’otto l’aiutò a ritagliare con la carta tante strisce di pizzo, con le quali, aiutandosi con la colla di acqua e farina, creò un bellissimo abito da sera a balze sovrapposte e anche un paio di orecchini pendenti, che si abbinavano perfettamente.  Ai piedi mise dei vecchi sandali, che rivestì, dietro suggerimento della nonna, con il retro argentato della carta che avvolgeva l’ultimo uovo di Pasqua regalatole dai nipoti -quella donna conservava tutto.
Alle dieci Lina arrivò puntualissima all’appuntamento. Lui appena la vide spalancò gli occhi per la meraviglia, la riempì di complimenti e, prima di entrare nella sala da ballo, le scattò tante foto.  Una volta entrati, Lina attirò gli sguardi di tutti i presenti e, inutile dirlo, anche della giuria, che, finite le danze, la chiamò sul palchetto del piano bar, vicino al microfono, e la proclamò vincitrice assoluta con la seguente motivazione:   
“Lina con il suo abito fatto di ritagli di carta, che sembrano cristalli di neve, ha dimostrato che ciò che conta non è la ricchezza dei materiali usati, ma la creatività e il riuscire a unire al nuovo la tradizione, nei suoi aspetti più poetici.”
Siccome era buio pesto, finita la serata, il fotografo accompagnò Lina a casa sua e prima di lasciarsi si scambiarono il numero di telefono. Forse anche un bacio.
Dopo un paio di settimane Lina ricevette un telegramma: 
“Gentilissima Sig.ra Lina, un nostro fotoreporter   ci ha mostrato le foto in cui lei  appare con gli abiti  di sua   creazione.  Poiché intendiamo arricchire le nostre collezioni con abiti “usa e getta”, Lei ci sembra, per bellezza e creatività, la persona giusta a cui proporre, in questo settore, un contratto di lavoro a tempo indeterminato, come disegnatrice di moda e indossatrice. Pertanto, è convocata con urgenza presso il nostro atelier a Milano. Spese viaggio, vitto e alloggio a nostro carico.
La salutiamo cordialmente
F.to sorelle Zampillo”
 Lina, che fino a quel momento non sapeva esattamente cosa fare dopo la maturità, per la gioia cominciò a saltare sul letto come un’invasata. Il giorno dopo aveva già le valigie pronte.
Ad accompagnarla all’aeroporto di Elmas c’erano suo padre, la madre, le cugine e la nonna, tutti con gli occhi un po’ lucidi, ma anche felici, perché Lina partiva per lavoro… e non solo.
Infatti, ad attenderla all’aeroporto di Milano c’era indovinate chi? Il fotografo. Appena si videro, si vennero incontro, si abbracciarono forte, forte e si baciarono senza forse, come fanno i fidanzati.
 
 
*La Sella del Diavolo è un bellissimo promontorio che domina la spiaggia di Quartu Sant’Elena.
 
   
 

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