Scritto da © Maria34 - Dom, 23/02/2014 - 19:42
Ed io chiusi quella finestra dai mille spifferi ed aprii la porta quella attraverso cui si accede verso i misteri chiamati desideri, dei nostri sogni che teneramente stavano rincantucciati dentro il mio cuore. Sì a 40 anni aprii quella porta e m’incamminai in sentieri infiniti di strade e mi persi però tra una miriade di parole, di libri, di poeti, giocolieri, scrittori e saltimbanchi, di menestrelli dolci e suadenti che come sirene mi attiravano verso quelle sponde meravigliose e immacolate e con catene intrecciate di versi mi tenevano legata lì ed io trasportata da quel suono fatato restavo immobile con gli occhi fissi in un silenzio misterioso mentre la mia mente correva per raggiungere il suo traguardo tanto sognato.
Quanti anni per salire l’iridescente scala che regnava in quelle sponde al sommo della quale regnava il giardino dei sogni che come un Eden dalle mille braccia teneva legata la mia mente dai pensieri sopiti forse dimenticati.
Non ricordo più o forse non voglio il giorno che tornai indietro dimenticando il canto dei menestrelli e quell’Eden che mi tenevano prigioniera ed ho trovato per fortuna quella porta ancora aperta che aspettava il mio ritorno e sono entrata in quella realtà, in quelle stanze, in quel mondo che avevo lasciato pieno di spifferi e spine ma anche fatto di dolci certezze e di carezze che credevo dimenticate, in fondo tutto faceva parte di quella che amiamo chiamare Vita e che a volte val la pena di vivere per sapere anche soltanto come e dove va a finire.
Lucia Giongrandi
Quanti anni per salire l’iridescente scala che regnava in quelle sponde al sommo della quale regnava il giardino dei sogni che come un Eden dalle mille braccia teneva legata la mia mente dai pensieri sopiti forse dimenticati.
Non ricordo più o forse non voglio il giorno che tornai indietro dimenticando il canto dei menestrelli e quell’Eden che mi tenevano prigioniera ed ho trovato per fortuna quella porta ancora aperta che aspettava il mio ritorno e sono entrata in quella realtà, in quelle stanze, in quel mondo che avevo lasciato pieno di spifferi e spine ma anche fatto di dolci certezze e di carezze che credevo dimenticate, in fondo tutto faceva parte di quella che amiamo chiamare Vita e che a volte val la pena di vivere per sapere anche soltanto come e dove va a finire.
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