Scritto da © Maria34 - Lun, 18/08/2014 - 08:43
Allungo un braccio, alla sua ricerca.
Non c'è più.
Accendo la luce. Guardo l'ora. Le due.
Se n'è tornata a casa.
Mi alzo, vado in cucina a bere una birra . Troppo gelata, la lascio lì, e mi trasferisco in sala.
Accendo una sigaretta e mi stendo sul divano.
Distrattamente guardo la 'tele'. Il solito film porno delle ore notturne.
Intanto ricordo. Mi rannicchio, nel mio ricordo.
Dolce. Molto dolce.
Penso al prossimo appuntamento.
No so quando, non ci sono regole ne consuetudini, fra noi.
Sono schiavo, suo e del telefono.
Ho anche una segreteria telefonica, che posso ascoltare da fuori, col telecomando.
Quando sono via, e penso che potrebbe essere un giorno giusto, chiamo in continuazione, per ascoltare se ci sono suoi messaggi.
Chissà se è già arrivata a casa.
La strada per rientrare, non è poi lunga.
Starà già dormendo? Mi starà pensando?
Sarà sola?
Triste e autolesionista quest'ultima considerazione.
Mi sforzo di cambiare pensiero.
Vorrei sentirla: "Sei arrivata bene? Mi pensi? Ti amo! A presto".
Non posso. Potrebbe esserci anche lui.
Mi vesto. Esco di corsa, come fossi in ritardo ad un appuntamento.
Arrivo sotto casa sua.
La luce è accesa.
Mi prende un dolore alla bocca dello stomaco.
Non riesco a staccare gli occhi da quella finestra.
Mi sento come un adolescente, alla prima cotta.
Geloso e stupido.
La notte è appena illuminata da una sottilissima luna.
Scendo dalla macchina senza nemmeno rendermene conto, faccio alcuni passi avanti indietro, fumando l'ennesima sigaretta.
Squilla la suoneria del cellulare. Un messaggio.
Apro: <<Ti amo! Buonanotte ! TAT>>.
Acronimo di: "Tua Amata Topolina".
Ma se sono io che la chiamo, allora diventa MAT: "Mia Amata Topolina".
La tensione si scioglie, improvvisamente e totalmente.
Nella mia testa si illumina una grande scritta al neon: <<Mi ama ancora>>.
Come se dall'ultima volta che ci siamo visti, fossero trascorsi mesi e non un paio d'ore.
Comunque, avrei preferito, <<Mi ama sempre>>. Ma "sempre", nel nostro lessico, è una parola che non esiste. Non può esistere. Siamo due persone senza speranze, senza prospettive, senza futuro. Viviamo, solo perché immersi nell'immensità del nostro rapporto, ma al difuori di quello, per noi, c'è il deserto.
E ancora, avrei preferito dire 'amore' al posto di 'rapporto', ma ... .
Ma come basta poco ad un amante, per essere felice; un messaggino, e via.
Però, questi segnali devono essere "fitti fitti", perché la paura di perdere il bene amato è "fitto fitto".
.... com'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza...
Stefano Franco Sardi
Allungo un braccio, alla sua ricerca.
Non c'è più.
Accendo la luce. Guardo l'ora. Le due.
Se n'è tornata a casa.
Mi alzo, vado in cucina a bere una birra . Troppo gelata, la lascio lì, e mi trasferisco in sala.
Accendo una sigaretta e mi stendo sul divano.
Distrattamente guardo la 'tele'. Il solito film porno delle ore notturne.
Intanto ricordo. Mi rannicchio, nel mio ricordo.
Dolce. Molto dolce.
Penso al prossimo appuntamento.
No so quando, non ci sono regole ne consuetudini, fra noi.
Sono schiavo, suo e del telefono.
Ho anche una segreteria telefonica, che posso ascoltare da fuori, col telecomando.
Quando sono via, e penso che potrebbe essere un giorno giusto, chiamo in continuazione, per ascoltare se ci sono suoi messaggi.
Chissà se è già arrivata a casa.
La strada per rientrare, non è poi lunga.
Starà già dormendo? Mi starà pensando?
Sarà sola?
Triste e autolesionista quest'ultima considerazione.
Mi sforzo di cambiare pensiero.
Vorrei sentirla: "Sei arrivata bene? Mi pensi? Ti amo! A presto".
Non posso. Potrebbe esserci anche lui.
Mi vesto. Esco di corsa, come fossi in ritardo ad un appuntamento.
Arrivo sotto casa sua.
La luce è accesa.
Mi prende un dolore alla bocca dello stomaco.
Non riesco a staccare gli occhi da quella finestra.
Mi sento come un adolescente, alla prima cotta.
Geloso e stupido.
La notte è appena illuminata da una sottilissima luna.
Scendo dalla macchina senza nemmeno rendermene conto, faccio alcuni passi avanti indietro, fumando l'ennesima sigaretta.
Squilla la suoneria del cellulare. Un messaggio.
Apro: <<Ti amo! Buonanotte ! TAT>>.
Acronimo di: "Tua Amata Topolina".
Ma se sono io che la chiamo, allora diventa MAT: "Mia Amata Topolina".
La tensione si scioglie, improvvisamente e totalmente.
Nella mia testa si illumina una grande scritta al neon: <<Mi ama ancora>>.
Come se dall'ultima volta che ci siamo visti, fossero trascorsi mesi e non un paio d'ore.
Comunque, avrei preferito, <<Mi ama sempre>>. Ma "sempre", nel nostro lessico, è una parola che non esiste. Non può esistere. Siamo due persone senza speranze, senza prospettive, senza futuro. Viviamo, solo perché immersi nell'immensità del nostro rapporto, ma al difuori di quello, per noi, c'è il deserto.
E ancora, avrei preferito dire 'amore' al posto di 'rapporto', ma ... .
Ma come basta poco ad un amante, per essere felice; un messaggino, e via.
Però, questi segnali devono essere "fitti fitti", perché la paura di perdere il bene amato è "fitto fitto".
.... com'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza...
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