Scritto da © maria teresa morry - Sab, 12/04/2014 - 00:00
Anni fa scrissi un racconto lungo in merito alla strana storia di una donna affascinata dal personaggio della Locandiera di Carlo Goldoni, tanto da entrare veramente in Mirandolina e diventare la stessa in carne ed ossa. A me è capitato quest' anno la bella esperienza di lavorare con un gruppo di teatranti ed abbiamo allestito parte della Locandiera in un mix di scene. Ne è sortito uno spettacolo teatrale gustoso e divertente ( a sentire le risate del publico in sala). Interpretare Mirandolina e la sua arguzia verso gli uomini, non è stato facile. Comunque dopo mesi e mesi di prove ce l'ho fatta e ne sono felice. Vi mando una scena della commedia, mentre sono alle prese con il Cavaliere di Ripafratta, il quale inizialmente, e da bravo misogino, disprezza la Locandiera ,ma poi ne cadrà innamorato e sconfitto dalla passione. Il fatto è che, mentre va in scena la rappresentazione principale, dietro alle quinte accade di tutto! Un nervosismo pervade gli attori che stanno mezzo vestiti e truccati con il copione in mano a ripassare quell' unica battuta che ancora non vuole cacciarsi in testa. Non manca anche la crisi di nervi con lacrimuccia. Quasi sempre poi qualcuno mette i piedi dentro un secchio o rovescia cassetti. Ma nel momento in cui si fa buio, si accendono i faretti sul tavolato del palco e la voce del regista sussurra " pronti a meno tre si apre il sipario", tutti lasciano se stessi in uno sgabuzzino e indossano il personaggio.Ho notato che cambia proprio lo sguardo degli attori e via, si va, oltre quella pesante tenda che ci apre la realtà di quella magica finzione che da sempre attrae l'uomo. Essere un altro, dare vita ad un personaggio.
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